Gronchi rosa: l'errore che ha valore

Gronchi rosa: l’errore che ha valore

Il caso unico del Gronchi rosa: emesso, ritirato, ricoperto, distrutto, e perciò ricercatissimo

di Marco De Mattei

Sulla mia carta d’identità c’è scritto che sono nato la mattina del 3 aprile 1961, un tranquillo lunedì di Pasquetta. Poche persone in fila agli sportelli postali quel giorno; l’interesse era scarso per il 205 lire rosa venuto alla luce, insieme al 170 azzurro e al 185 verde, per celebrare l’imminente viaggio del presidente Giovanni Gronchi in Sudamerica.

Nulla ancora lasciava presagire che avrei significato rarità per antonomasia; che sarei diventato il protagonista di una bagarre diplomatica; che a me si sarebbero interessati giornali e telegiornali; che sarei diventato l’oggetto del desiderio dei collezionisti italiani. Anche se, a dirla tutta, sono il più popolare francobollo italiano, non certo il più prezioso: valgo 4.000 euro se accompagnato da “certificato di nascita”, 1.850 se privo, ma posso arrivare a un valore di decine di migliaia di euro su aerogramma.

La mia è una vicenda strana: per colpa di un vecchio atlante De Agostini sono nato sbagliato, sono stato ripudiato e rimpiazzato da un fratello, banale, grigio, che mi è stato appiccicato addosso. Dopo 50 anni di lui non si parla più, di me sì.

Potrebbe essere questo l’incipit autobiografico del Gronchi rosa, se il francobollo più famoso d’Italia potesse scriversene uno.

La vicenda

La prima inchiesta giornalistica filatelica

L’errore che ha valore

Curiosità sul Gronchi rosa

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