C’è posta in hotel
La posta va in hotel
di Fusco Feri
Se il turista non va alla posta, la posta va al turista: agenzie e uffici postali negli alberghi
Verso la fine dell’Ottocento inizia il turismo di massa. Pur senza i numeri e le comodità di oggi, molti viaggiatori anche non ricchissimi si spostano soprattutto in Europa occidentale, grazie alla comodità delle strade, dei mezzi di trasporto e delle strutture ricettive. Si va al mare (dove cominciano a funzionare gli stabilimenti balneari) o in montagna (sono agli albori gli sport invernali), nelle località termali o climatiche per curarsi, nelle città d’arte per visite culturali. Per i viaggiatori europei, le mete privilegiate sono l’Italia, la Svizzera, la Francia meridionale e le grandi città. Si sviluppa perciò l’industria turistica, che costruisce alberghi di tutti i tipi: da quelli di gran lusso dotati di ogni confort a strutture più modeste ma dignitose e adatte alla borghesia che viaggia, sino a rifugi di montagna e semplici punti di ricovero.
Le prime agenzie postali
Tra le comodità che gli alberghi volevano mettere a disposizione degli ospiti c’era naturalmente la posta. La possibilità di inviare e ricevere corrispondenza era indispensabile, soprattutto per i soggiorni stanziali, e se l’ufficio postale era distante dall’ufficio, l’albergo provvedeva a portare la corrispondenza degli ospiti con propri fattorini. Alla fine dell’Ottocento, però, l’amministrazione postale italiana offrì ai privati una possibilità alternativa. Seguendo l’esempio inglese, ditte, istituti, aziende potevano aprire nella propria sede e a proprie spese agenzie postali, dove il pubblico poteva sbrigare le proprie pratiche, come in un normale ufficio. La possibilità durò solo dal 1894 al 1899: ne approfittarono diverse ditte soprattutto a Milano e Roma, e un solo grande albergo, il lussuoso Albergo Londra di Napoli, dando così inizio al primo capitolo della storia postale alberghiera italiana . L’idea non era nuova: il primo albergo in cui era stato aperto un punto postale era stato l’Hotel Rigi in Svizzera, nel 1850, e la moda si era poi diffusa in Svizzera, in Francia e in Austria-Ungheria.
Gli uffici postali
Se un solo albergo aveva aperto un’agenzia, le poste, accortesi del traffico dei villeggianti, nel primo ventennio del Novecento approfittarono di alberghi posti in zone isolate o distanti da altri uffici, per istituirvi uffici propri. Non si trattava di stabilimenti postali istituiti direttamente dagli alberghi, ma di normali uffici aperti a tutti, sistemati negli alberghi solo perché si trattava delle strutture più comode e sicure, specialmente per le zone isolate o di montagna. Sono noti sedici uffici di questo genere, tra il mare – a Rapallo e Portofino – e la montagna – dall’Ospizio mauriziano al Piccolo San Bernardo a Carezza in Trentino, dalla Casa di ricovero allo Stelvio alle Terme di Valdieri nel cuneese.
Le nuove agenzie
Nel 1925 le Poste offrirono di nuovo la possibilità alle aziende di aprire proprie agenzie. Questa volta molti alberghi ne approfittarono: ne sono stati repertoriati almeno una novantina (con diversi bolli per ciascuno), ma sono sempre possibili nuove scoperte. La maggior parte erano concentrati nelle città più importanti e frequentate – Milano, Venezia, Trieste, Bologna, Firenze – o nei tanti centri di villeggiatura del centronord d’Italia, dalle località di mare ai laghi ai centri montani. Parecchi in Trentino-Alto Adige, perché il sistema era già molto diffuso in epoca austriaca. Nel Lazio erano a Roma e a Fiuggi, in Campania a Napoli, Capri a Palinuro. Nel resto del sud, oltre a Bari, operavano solo in Sicilia, a Palermo, Messina, Siracusa, Taormina. Alcuni di questi uffici furono in attività per periodi brevi, molti operarono sino alla Seconda guerra mondiale, quando chiusero quasi tutti. Nel dopoguerra ne rimasero ben pochi, che durarono sino agli anni Settanta del Novecento: l’ultimo a chiudere fu l’Hotel Terminus di Napoli.
Quanto vale
Alcuni documenti spediti dai grandi alberghi sono molto comuni; altri bolli, invece, sono conosciuti in pochissimi esemplari (uno o due), ma non hanno mai raggiunto quotazioni elevatissime, anche per la scarsità di domanda. Le quotazioni per belle buste o cartoline possono arrivare a 500 euro.