Martín Castrogiovanni sul collezionismo
Difficile associare la figura di Martín Castrogiovanni all’idea di insostenibile leggerezza dell’essere. E invece. A dispetto della fisicità da cassaforte, il cardine della nazionale italiana di rugby (anche se è di origine argentina, dove è nato 33 anni fa), scivola sulla vita con la lievità di una libellula. E porta in giro un’idea di rugby agile e leale, che piace. Andando in profondità, si scopre però che non è solo leggerezza. C’è il forte legame sentimentale (con la ex sciatrice Giulia Candiago), la sensibilità ambientale (ha condotto Lo spettacolo della natura su Rete 4) e l’impegno sociale (è stato testimonial per l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze). Castrogiovanni e il rugby hanno la stessa essenza: duri e cattivi all’apparenza, corretti, leali nella sostanza. Ed è anche il ritratto che emerge dalla biografia uscita ad aprile L’ovale rimbalza male (Giunti Editore).
DI DANIELA PETRONE |
Come era Martín da bambino? Collezionava? A dire il vero non ero un gran collezionista.
Oltre cento chili di potenza, pochi grammi di carta. Cosa accomuna Martín Castrogiovanni ai francobolli? La forma, quadrata.
Se dico francobollo, cosa le viene in mente? Lettera.
Il rugby è un’attività fisicamente molto impegnativa. Cosa fa nel tempo libero per rilassarsi? Mai pensato di collezionare? Per la gioia della mia fidanzata, colleziono scarpe e braccialetti.
Nel rugby quanto è istinto e quanto tattica? Nel collezionismo? E nella vita? Nel rugby la tattica è importante per la squadra, ma l’istinto è la cosa più importante per il singolo giocatore. Nel collezionismo dipende da quanto puoi investire. Nella vita 50 e 50, anche se io sono più istintivo.
Chi è l’avversario più ostico che ha incontrato? Quale è l’avversario peggiore per un collezionista? Il mio avversario peggiore è Marcos Ayerza, il pilone dei Pumas (la nazionale argentina nda) che ha giocato con me per sette anni e conosce tutti i miei trucchetti. L’avversario peggiore di un collezionista è quello che arriva prima di te.
Il rubgy è uno sport di squadra, in cui l’insieme conta più del singolo. Nel collezionismo, secondo lei, è meglio avere un pezzo da novanta e tanti mediocri, oppure pochi ed eccellenti? Pochi ed eccellenti.
Nel rugby il pilone fa il lavoro sporco. Quando ha il suo momento di gloria? E il collezionista? Il momento di gloria per un pilone è quando riesce a mettere in difficoltà il suo diretto avversario. Per un collezionista quando trova il pezzo fondamentale per la sua collezione.
Dà più soddisfazione fare meta/acquisire un pezzo importante o impedire agli avversari di andare a meta/soffiarlo a qualche altro collezionista? Per me la soddisfazione più grande è bloccare un giocatore che sta per fare meta.
Ha mai scritto una lettera d’amore alla sua promessa sposa, Giulia Candiago? No, preferisco parlare che scrivere.
Una lettera affrancata le sembra una cosa romantica o un retaggio del passato? È una cosa molto romantica e, ai giorni d’oggi, diversa.
Questa estate al Castro Rugby Academy sarà a contatto con tanti giovani. Cosa cercherà di trasmettere loro? Vorrei appassionarli al rugby facendo conoscere i valori veri della squadra, dell’amicizia e del sacrificio. La speranza, chissà, è che possano uscire grandi campioni…
Se finisse su un francobollo come poserebbe? Sorridendo, così mi ricorderanno tutti simpatico!