Foglietti privati, collezionisti gabbati?
Riflessioni di lungo periodo su un successo di breve termine.
di Giulio Filippo Bolaffi
La notizia è freschissima: Poste italiane ha messo in vendita due folder Alti valori 1 e 2 a tiratura limitata e numerata in occasione delle recenti manifestazioni filateliche Milanofil e Veronafil. Non sarebbe una grande novità se non fosse che in questo caso, all’interno dell’ormai storico packaging, invece di una nuova emissione si trovano francobolli vecchi trent’anni… Un revival? No, piuttosto una “vecchia-nuova emissione”. Infatti sono stati utilizzati i foglietti Alti Valori emessi ancora in lire – dieci e ventimila –, con una soprastampa fatta ad hoc sul bordo (Milanofil 22.03.2019 e Veronafil 24.05.2019), che li differenzia, marginalmente appunto, dalle edizioni del 1983 e 1987. Il risultato è stato sorprendente: vendite record, prodotto esaurito e prezzi di vendita schizzati verso l’alto. Un apparente nuovo boom della filatelia. Che nasconde però una realtà ben diversa. Dal punto di vista commerciale l’operazione di Poste è stata brillante, perché con un investimento minimo (la soprastampa e la realizzazione di un folder) le ha permesso di liquidare a un prezzo corretto (poco sopra il facciale giustificato dalla presenza del folder) giacenze stantie di pezzi invenduti da decenni (IC n. 3-5.19 pp. 4-7). Dal punto di vista filatelico invece, quelle che sono state messe in vendita – e che la speculazione di breve periodo ha fatto salire di prezzo – non sono nuove emissioni che troveranno collocazione nell’album, ma solo la versione “deturpata” di esemplari censiti già da molti anni nei cataloghi. Infatti la soprastampa non riguarda i francobolli ma solo la loro “cornice”. Inoltre questi prodotti sono frutto di un’iniziativa privata del distributore, cioè Poste, e non del soggetto emittente, il ministero dello Sviluppo economico, che non ha mai emanato un decreto per emettere una versione rinnovata dei due storici foglietti. La sentenza definitiva quindi è chiara: non ci troviamo di fronte a nuove emissioni.
Osservando il mercato filatelico, la cosa che più mi rattrista è che questo prodotto solo apparentemente nuovo – che agli occhi dei “miopi” avrebbe finalmente portato un po’ di fermento nel pachidermico mondo delle novità filateliche – non ha coinvolto un solo collezionista nuovo, essendo i folder in questione finiti nel solito giro dei frequentatori delle manifestazioni filateliche e dei commercianti presenti. Inoltre questo fenomeno, molto simile al boom e allo sboom dei francobolli con codice a barre (ma almeno quelli nascevano così per un fine pratico) lascerà qualcuno… col cerino in mano. Se infatti una tiratura limitata intorno al migliaio di pezzi (800 per il folder Alti Valori 1, 1.200 per Alti Valori 2) è risibile rispetto al numero dei collezionisti di nuove emissioni, i possessori di questi nuovi “cimeli” dovranno sperare che esista sempre un mercato secondario di collezionisti di “francobolli soprastampati a posteriori solo per fini collezionistici”. Se così fosse, chiunque abbia ancora in magazzino fogli di vecchi francobolli in lire, mettendo sul bordo un bel timbro (magari anche di un marchio famoso) ed eventualmente impacchettandoli in un folder a tiratura limitata avrà trovato un nuovo prodotto da vendere! Ma di Totò che riusciva a vendere la Fontana di Trevi ne è esistito e ne esisterà solo uno… Piuttosto, quando i francobolli in lire andranno fuori corso (e prima o poi succederà), anche questi fantomatici nuovi foglietti Alti Valori non saranno buoni neanche più come affrancatura e il loro prezzo precipiterà sotto il valore facciale.
La morale di questa vicenda è che l’operazione commerciale di Poste ha un ottimo effetto sui suoi conti economici, attività assolutamente legittima e a cui da imprenditore plaudo. Ma la stessa operazione, invece di allargare la base del collezionismo a nuovi soggetti, in realtà la riduce, spolpando ulteriori risorse ai fedeli collezionisti di novità, che a forza di vedersi obbligati a “ingoiare” questi nuovi prodotti, più prima che poi si stancheranno di collezionare. Una mossa tattica di breve respiro rispetto a una visione strategica di lungo periodo. Il tempo però sta scadendo e le novità stanno morendo.
Poste, come l’architetto Salvi, ha costruito una bella “Fontana di Trevi”; i commercianti non se la lasceranno scappare. Ai collezionisti la libera scelta.