Basterà l’esempio di papa Francesco?
di Federico Luperi
«Potevamo fare anche meglio – dicono dall’Ufficio filatelico e numismatico – ma siamo stati penalizzati dall’impossibilità di accettare pagamenti con carte». Già, niente pos attivi in Vaticano. Quindi niente pagamenti con carte di credito o bancomat. Banca d’Italia è stata tassativa e dal primo dell’anno, anche per gli acquisti filatelici, si accetta solo il contante. Questioni di antiriciclaggio.
È l’ultima, forse la più evidente, conseguenza di una posizione bancaria vaticana fatta di luci e ombre. E gli analisti dicono che sia questo il vero nodo dietro la rinuncia di Joseph Ratzinger, ovvero l’impossibilità per il papa di dominare una curia troppo sbilanciata sull’aspetto finanziario. Di qui il passo indietro per consentire, al nuovo pontefice, di gestire l’avvicendamento nei ruoli chiave.
E papa Francesco sembra aver già posto l’accento su una chiesa più attenta ai bisogni che alla finanza. Ma servirà indubbiamente tempo perché questa nuova impostazione penetri nell’organizzazione vaticana e ne raggiunga ogni possibile appendice e declinazione. Perché a giudicare da quanto registrato con l’affaire Sede vacante si è badato e molto soprattutto all’incasso.
Oltre 6 euro di facciale per la serie filatelica (3 volte di più del facciale dell’emissione di otto anni fa, alla morte di Giovanni Paolo II). Oltre 6 euro che fanno più di 750mila euro di incassi (questo al 18 marzo, poi i registratori di cassa continueranno a girare per i collezionisti abbonati, quindi l’incasso lieviterà). Da aggiungere al milione tondo tondo raggranellato vendendo il certificato filatelico per il restauro del colonnato di piazza San Pietro. Certificato velocissimamente arruolato a sfruttare la scia dell’operazione Sede vacante grazie all’imposizione della dedica al nuovo pontefice impreziosito dall’annullo del giorno di elezione: 20 euro di facciale e 50mila pezzi venduti (sempre al 18 marzo). E ancora, ciliegina sulla torta, i due folder Sede vacante 2013 (due buste con la relativa serie filatelica annullata 1° marzo, al costo di 15 euro) e Benedictus PP. XVI renuntiat ministerio petrino (due buste con gli annulli dell’11 e del 28 febbraio – date dell’annuncio dell’abdicazione e di fine pontificato – in vendita a 10 euro), prontamente allestiti e distribuiti dal 28 febbraio presso tutti gli uffici postali vaticani. Il tutto senza contare il lato numismatico della Sede vacante, che vedrà la luce verso la fine di maggio ma che sarà sicuramente remunerativo.
Insomma, pellegrini e collezionisti sono stati chiamati a un atto di generosità piuttosto corposo e la risposta, per la soddisfazione delle casse del Governatorato, non è mancata. Con l’insediamento del pontefice si va quindi ad archiviare un’operazione, che dal punto di vista affaristico è davvero valsa oro, visto che supererà abbondantemente i 2 milioni di euro di incassi. Indubbiamente un successo. Resta il dubbio se sia più pagante l’approfittarsi di un momento storico oppure il costruire un servizio che sia capace di soddisfare e premiare i collezionisti e non vederli solamente come rendita economica. Altrimenti arriverà il giorno in cui si potranno di nuovo utilizzare i pagamenti elettronici, ma non ci saranno più acquirenti disponibili.