Cerere di Francia fra uve e spighe

Cerere di Francia fra uve e spighe

La dea della libertà fra uva e spighe

di Francesco Rismondo

Nel febbraio 1848 a Parigi una rivoluzione cancellava il regime costituzionale monarchico che governava allora la Francia, istituendo al suo posto la Repubblica. Ce n’era già stata una durante il periodo rivoluzionario alla fine del secolo precedente, e questa passò quindi alla storia come  Seconda Repubblica.

Un rivoluzionario in postaArago, fondatore del Figaro
Un attivo partecipante alla rivoluzione fu il letterato Etienne Arago, autore di commedie leggere e di vaudevilles, che qualche anno prima aveva anche fondato il giornale Le Figaro. Durante la rivoluzione di febbraio guidò l’assalto al palazzo delle Poste dove si insediò come direttore. In aprile venne eletto all’Assemblea costituente e il governo provvisorio gli confermò l’incarico di direttore postale.

La riforma
Fu quindi nella duplice veste di deputato e direttore delle poste che nell’agosto 1848 Arago fece approvare la riforma postale in Francia. Fino a quel momento era ancora in vigore la complicata tariffa scalare, che prevedeva diversi importi per le lettere a seconda del peso e della distanza. Arago aveva compreso l’efficacia del nuovo sistema che dopo l’Inghilterra era stato adottato in Svizzera, Brasile, Stati Uniti. La sua riforma, che doveva entrare in vigore il 1° gennaio 1849, prevedeva una tassa uniforme di 20 centesimi entro i 7 grammi e mezzo di peso (poi 40 centesimi sino a 15 grammi e 1 franco sino a un etto) per le lettere dirette ovunque in Francia, compresa l’Algeria, che era stata conquistata nel 1830.

Per soddisfare la nuova tariffa si dovevano utilizzare i francobolli, e le lettere affrancate avrebbero avuto la precedenza su quelle che non lo fossero state. Come quasi tutte le riforme, anche questa venne accolta all’inizio con diffidenza, ma in un paio d’anni s’impose per la praticità e il bilancio delle poste transalpine migliorò nettamente.

Il numero uno di Francia
Come soggetto dei nuovi francobolli la Gran Bretagna aveva utilizzato il volto della sovrana, ma era un regno; la repubblica degli Stati Uniti l’effige di un presidente defunto; i cantoni svizzeri i propri simboli; il Brasile la semplice indicazione del valore. La nuova Francia repubblicana volle utilizzare un simbolo che ricordasse la nuova libertà riconquistata e Arago decretò quindi la raffigurazione della «testa della Libertà».

Un monarchico per la Repubblica
L’incarico di preparare i francobolli fu affidato all’incisore capo della Zecca di Parigi, Jean Jacques Barre . Era un incisore di fama internazionale, specialmente dopo la realizzazione di una medaglia per il re Carlo X, giudicata bellissima. Ed era anche un teorico dell’incisione, autore di una seguitissima pubblicazione tecnica. Anche se di simpatie monarchiche, per la sua bravura la Repubblica lo aveva mantenuto in servizio e gli aveva affidato l’incarico. Barre incise i francobolli francesi sino al 1855, quando morì e il suo posto venne preso dal figlio Albert Desiré, che nel 1862 avrebbe realizzato i primi francobolli francesi dentellati. 

Il primo tête-bêche

Coppia del francobollo francese da 20 centesimi annullata il 13 gennaio 1849. Tredici periti attestano la prima data d’uso al mondo di un tête-bêche

Una dea libera
Per raffigurare l’idea di libertà fu prescelta Cerere – Demetra in greco –, dea tutelare dell’agricoltura, come evidente riferimento alla base popolare e contadina della Francia repubblicana, quell’epoca era già avviata a un’intensa industrializzazione. Il volto realizzato da Barre riprendeva un’iconografia classica, con la testa cinta da un serto di spighe di grano e un grappolo d’uva. Vennero realizzati due valori: il 20 centesimi e l’1 franco.
Cerere in francese si dice Cérès, ed è con questo nome che i collezionisti d’Oltralpe chiamano l’emissione.

Uno stampatore “sottosopra”
La stampa, realizzata in tipografia, venne affidata all’azienda statale, la Monnaie di Parigi, diretta da Anatole Auguste Hulot, che utilizzò una carta fine e leggermente colorata. Pare che Hulot fosse un individuo riservato, che amava circondare le sue attività di un alone di mistero. Era anche un eccentrico, perché nel comporre le tavole di ambedue i valori, senza alcun motivo apparente inserì qualche immagine rovesciata, creando così diverse coppie tête-bêche.

Ceres, il primo tête bêche

Carta di identità filatelica
Data e luogo di nascita: 1 gennaio 1849
Stato di famiglia: due valori – 20 centesimi, 1 franco
Quotazione: da 500 a 90mila euro
Segni particolari: coppie tête bêche

L’emissione
Il 1° gennaio 1849 i francesi ebbero a disposizione due valori: il 20 centesimi nero su carta gialla e l’1 franco vermiglio. Il francobollo da 1 franco è detto Vermiglione, e va distinto da una nuova versione in carminio scuro, realizzata alla fine di quello stesso anno, per non confonderlo con il nuovo 40 centesimi arancio. Ne furono venduti, secondo i calcoli dei collezionisti, circa 125 mila esemplari; erano state prodotte circa 800 coppie tête-bêche, ma non si hanno dati su quante fossero state effettivamente vendute.

Il 20 centesimi durò sei mesi in più, per essere poi soppiantato dal nuovo 25 centesimi azzurro, necessario per l’aumento della tariffa; era stato stampato anche su carta bianca, nonché in colore grigio nero. In totale ne furono venduti poco più di 30 milioni di esemplari; erano state prodotte 170.000 coppie tête-bêche.

Il pallido Vervelle
Nel 1895, tra gli effetti personali di Hulot, fu trovato un foglio non gommato del francobollo da 1 franco nella tonalità di colore vermiglio pallido, che venne venduto al commerciante parigino Ernest Vervelle, da cui questi valori hanno preso il nome. Esistono oggi 139 esemplari e un solo tête-bêche dell’1 franco Vervelle.

Quanto vale
Il francobollo da 20 centesimi non è raro: circa 500 euro allo stato di nuovo e una cinquantina usato sono la sua quotazione odierna per la versione su carta gialla; poco di più per quella su carta bianca. Nella tonalità grigio-nera arriva a circa 3.500 euro. L’1 franco vermiglione è invece un classico della filatelia europea che supera i 90mila euro come nuovo, i 20mila usato e i 30mila su lettera (nella versione carminio arriva invece, nuovo, a 14mila euro).

I tête-bêche del 20 centesimi sono quotati, nuovi, 11mila euro, mentre del vermiglione si conoscono solo una coppia nuova e due usate (una difettosa) e la versione in carminio è quotata, nuova, 185mila euro.

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