Vitus Bering
Un danese al servizio dello zar
di Fabio Vaccarezza
Il ciambellano lo annunciò con voce stentorea, introducendolo in un’ampia sala al centro della quale, dietro un’enorme scrivania, sedeva Pietro I Romanov. Lo zar stava esaminando un’enorme carta geografica e Vitus Bering, dopo l’inchino di rito, si avvicinò alla scrivania. «Ah, primo capitano Bering – esclamò il monarca, dopo i convenevoli, puntando la spada verso l’estremità della mappa – guardi qui, oltre il confine orientale della Grande Russia». Sulla cartina erano visibili i territori della Siberia orientale e della penisola della Kamchatka con due spilloni appuntati in corrispondenza dei villaggi di Okhotsk e Uelen. «Ma qui, qui… – disse quasi stizzito lo zar indicando la parte della cartina dai contorni approssimativi che recava la generica indicazione di Nuovo continente, «Cosa c’è qui? Terra? Mare? Ghiaccio?».
Il primo capitano Vitus Bering allargò le braccia e rispose: «Molto probabilmente c’è mare, ma la zona è ancora largamente inesplorata». «Orbene, sarà lei a farci sapere che cosa separa l’Asia dal continente americano. Da questo momento le affido il comando di una spedizione in Kamchatka, allo scopo di mapparne i confini, esplorare il mare e le zone limitrofe riferendoci periodicamente il risultato delle sue scoperte». Bering non potè far altro che assentire e Pietro I lo congedò con il gesto di una mano, mentre con l’altra premeva un fazzoletto orlato di merletti contro la bocca per fermare un accesso di tosse.
L’incontro fra lo zar e il grande navigatore danese, da molti anni al servizio dei Romanov, non è storicamente provato, mentre è certo che Pietro il Grande, ormai ammalato, avesse posto Bering al comando di una spedizione spinto dal desiderio di conoscere che cosa ci fosse fra la penisola russa della Kamchatka e il continente americano. Pietro il Grande non conobbe mai le scoperte di Bering perché morì l’8 febbraio 1725.
La vita
Vitus Jonassen Bering nacque a Horsen, in Danimarca nel 1681. Non è noto il giorno esatto e, esistendo pochi suoi ritratti, anche le sembianze del suo volto non sono certe. Visse prevalentemente in Russia. Fra i tanti navigatori della flotta zarista, Pietro il Grande affidò proprio a lui, danese, il comando di due spedizioni in Kamchatka e nelle acque fra il Circolo polare artico e l’oceano Pacifico. Il mare di Bering, fra la Siberia e l’Alaska, prese il suo nome, così come lo stretto omonimo. Morì di scorbuto l’8 dicembre 1741 in una delle isole Aleutine del gruppo Commodoro, mentre rientrava dalla seconda spedizione e dopo avere visto in lontananza il continente americano.
La prima spedizione
Fra febbraio 1725 e febbraio 1731 Bering guidò una prima spedizione in Kamchatka partendo da San Pietroburgo. Dopo un percorso durato due anni attraverso la Siberia, giunse al porto di Okhotsk. Sul posto fece costruire la nave Fortuna, con la quale raggiunse la penisola della Kamchatka; risalì la costa in direzione nord a bordo della nave San Gabriele. Non vide le coste dell’Alaska che per tutto il viaggio rimasero avvolte da una nebbia impenetrabile. Oltrepassò l’attuale stretto di Bering all’altezza di capo Dezhnev e dell’attuale villaggio di Uelen. Navigando costantemente verso nord-ovest e trovando sempre acque libere, si convinse che fra i due continenti ci fosse solo mare e che quindi non fossero collegati via terra. Il 15 agosto 1728 decise di rientrare.
La seconda spedizione
Se la missione conclusa nel 1731 era stata compiuta con poche risorse, per la seconda, iniziata nel febbraio di due anni dopo, furono mobilitate 10mila persone. L’obiettivo era l’esplorazone e la mappatura sia del territorio verso l’America – l’attuale Alaska – sia verso il Giappone. Bering è a Okhotsk nel 1735 e nel 1740, dopo aver esplorato la Siberia del nord. Fondata la città di Petropavlovsk, capoluogo della Kamchatka, le due ammiraglie San Pietro e San Paolo navigarono verso est. Una tempesta le separò, non si sarebbero più incontrate. Il 16 luglio 1741 Bering avvistò finalmente le coste dell’Alaska all’altezza del monte San Elias. Invertita la rotta, visitò alcune delle centinaia di isole che formano l’arcipelago delle Aleutine , mentre già navigava verso la patria. Non l’avrebbe mai più raggiunta: ammalato, decise di svernare su un’isola deserta del gruppo Commodoro che avrebbe poi il suo nome, dove morì insieme a 28 uomini del suo equipaggio.