Giulio Andreotti, politico e collezionista da incasellare
Giulio Andreotti poteva essere amato o detestato, ma ciò nondimeno per oltre mezzo secolo ha rappresentato la “casella” più citata e commentata di quel variegato album che si chiama Italia.
di Alberto Bolaffi
Scorrendo le pagine della Settimana filatelica fino al 1950 e poi, da quell’anno, del Collezionista-Italia filatelica, il senatore Giulio Andreotti, scomparso il 6 maggio, emerge – fatto peraltro molto noto –
come personaggio di primo piano anche in filatelia.
Meno conosciuto era però il buon rapporto che questo famoso esponente della vita politica italiana e internazionale ha intrattenuto prima con mio padre, poi con il sottoscritto.
Nel corso della sua vita Andreotti non solo ha saputo scrutare con imperturbabile e sagace attenzione il divenire del nostro paese, ma è stato anche capace di prestare ascolto e attenzione verso chiunque,
a prescindere dal suo livello ed estrazione sociale, riuscisse a suscitare la sua sempre pronta curiosità.
Se su Andreotti collezionista si sa tutto, meno usuale però è riferire dell’importantissima e particolare “casella” che occupa all’interno di una insolita raccolta: quella che fino a poco tempo fa Bruno Vespa curava su questa rivista, sotto il cappello dell’antropofilia, dove il senatore fu “incasellato” per ben tre volte (nel dicembre 1999 e 2002, e poi nel febbraio 2009). Antropofilia significa conservare il ricordo di chi, sia positivamente sia negativamente, abbia la capacità di rimanere presente nella memoria.
Giulio Andreotti poteva essere amato o detestato, ma ciò nondimeno per oltre mezzo secolo ha rappresentato la “casella” più citata e commentata di quel variegato album che si chiama Italia.