Il carillon di Ludwig
di Renzo Rossotti
Scolpiti nella pietra, i 232 gradini conducono al terzo piano del castello di Neuschwanstein, il bianco castello bavarese architettato dalla fantasia di Ludwig II. Il re, che inseguì i suoi folli sogni romantici, indifferente agli affari di stato, progettò al terzo piano un ambiente riservato; la sala, che è ancora oggi chiusa ai visitatori, era già considerata segreta ai tempi di Ludwig. Per accedervi occorrono tre chiavi, in possesso del sovrano che ci rimaneva rinchiuso per ore, assorto in meditazione. Appena varcata la soglia, compariva Nicolaus, l’automa che suonava il flauto, costoso giocattolo di moda costruito da Jacques Vaucanson per i potenti dell’epoca. Sulla destra, sopra una specie di altare, era poggiato l’orologio astronomico ideato nel 1738 dall’astronomo e orafo, Johannes Klein: era stato donato da Richard Wagner a Ludwig, estimatore quasi fanatico del compositore. Con una base di trenta centimetri per venticinque, l’orologio poggia su quattro zoccoli incisi finemente; il quadrante è ornato da un globo con le miniature dei contorni delle terre e dei mari. Nel 1850 fu fatta un’aggiunta: sotto la base venne inserito un carillon, opera di un certo Kramer. Inspiegabilmente l’aggeggio manifestò quasi subito una curiosa propensione: suonava senza arrestarsi per alcuni minuti in prossimità di eventi lieti o luttuosi. Nascite, morti, eventi naturali, guerre, l’orologio li scandiva. In particolare, i meccanismi sia dell’orologio sia del carillon si bloccarono – le lancette lo documentavano – alle 18.54 del 13 giugno 1866. Contemporaneamente si era fermato anche l’orologio che Ludwig portava con sé all’interno di una specie di fascia-cintura. A quell’ora, in quel giorno, Ludwig era morto, forse suicida, nel lago di Sternberg, insieme al suo psichiatra, Bernhard van Gudden. Le indagini ipotizzarono che il medico avesse tentato di impedire a Ludwig di compiere il suo proposito e che i due avessero lottato. Nessun tecnico, per quanto esperto, riuscì a rimettere in modo l’orologio, né quello astronomico né quello trovato sul cadavere di Ludwig. Quando, nel 1913, il castello e i suoi arredi divennero di proprietà dell’ultimo re di Baviera, Ludwig III, la storia dell’orologio lo impressionò così tanto che lui, molto superstizioso, ordinò che venisse portato via e donato a un museo.