In Russia nuovi ricchi e vecchie passioni
di Elena Correggia
Da passatempo aristocratico a strumento di propaganda politica, il francobollo piace ai russi. Che a settembre lo rilanciano a Rossika, l’esposizione filatelica internazionale in programma a Mosca
«Nella Russia zarista così come nell’Unione sovietica collezionare francobolli divenne un hobby molto popolare. La filatelia è sempre stata parte della cultura del paese, uno spazio dove si combina storia nazionale e mondiale, ufficiale e non ufficiale». Così afferma Artem V. Adibekov, direttore generale di Marka, l’impresa di stato che si occupa dell’emissione, della produzione e della distribuzione dei francobolli e degli altri articoli postali russi. Ma, dopo le profonde trasformazioni economiche e politiche avvenute nel paese negli ultimi decenni, sono ancora rintracciabili oggi gli eredi ideali di Fabergé, di Breitfuss e di altri illustri filatelisti del passato? «Nel periodo socialista i francobolli diventarono strumenti di propaganda politica e di diffusione di messaggi sulla fratellanza universale», spiega Maurizio Pitteri, commerciante filatelico di Lugano. «All’epoca quindi anche i giovani studenti venivano educati a questa attività. Dopo il crollo dell’Urss e l’apertura al mercato, i nuovi oligarchi hanno cominciato a spendere somme consistenti nell’acquisto di francobolli, proprio perché questo genere di interesse era stato parte della loro infanzia, con il risultato di far salire molto le quotazioni. Ora, il generale rallentamento dell’economia russa, un po’ in tutti i settori, compresa l’edilizia, ha contribuito a ridimensionare i valori e la domanda. Ma la forza di questo paese senza dubbio contribuirà alla ripresa, considerando che dai dipinti alle tabacchiere fino alla storia postale, il collezionismo è nel dna dei russi».
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