Gianni Zonin: bollicine e francobolli

Gianni Zonin: bollicine e francobolli

Le colline del Vicentino, filari a perdita d’occhio nella luce del tramonto, casali e residenze gentilizie che proiettano in un mondo apparentemente sospeso nel passato, in realtà in equilibrio armonico fra tradizione e futuro. In questo paesaggio da cartolina ha sede una delle aziende italiane più note al mondo, la Casa Vinicola Zonin, che, nel proprio Museo enologico di Gambellara*, il 6 ottobre inaugura una sala dedicata alla Collezione filatelica Zonin, “della vite e del vino”. A presentarla in anteprima il cavalier Gianni Zonin, presidente dell’omonima azienda, oltre che della Banca Popolare di Vicenza.

di Roberto Ganganelli

gianni-zonin11Come è nata l’idea di destinare un’ala del museo ai francobolli a tema vino? Mi è sembrato giusto esporre la collezione nel contesto culturale più consono: quello di una raccolta che testimonia i valori del mondo rurale legati alla produzione del vino che da sempre è per l’uomo non solo un alimento, una bevanda, ma un prodotto legato al sacro, all’arte, alla cultura e alle generazioni umane. E il francobollo, inteso come sintesi e immagine di un valore, è proprio il condensato di questo universo.

Può illustrare la collezione? Quale il pezzo più importante? Quello a cui è personalmente più legato? C’è un “pezzo mancante”? La collezione è composta all’incirca di 14mila pezzi, quelli esposti sono attorno ai novemila. Difficile per me dire qual è il francobollo del cuore. Certo quello sammarinese dedicato all’Octagon, il vino rosso di punta della nostra tenuta americana Barboursville Veneyards, scelto per rappresentare la vitivinicoltura della costa atlantica degli Usa, è una sorta di crest di famiglia. Con i vini della nostra tenuta americana abbiamo in effetti realizzato il sogno del presidente Thomas Jefferson, che in quelle terre aveva pensato di piantare vigne e fare della Virginia una zona di eccellenza per la produzione di vini di qualità. Indicare però tra tanti francobolli il più raro o il preferito è davvero un’impresa, forse superiore al tempo e alla passione che ci sono voluti per mettere insieme la collezione. Vorrei comunque ricordarne due storici, uno del Perù del 1858 e uno francese del 1870, oltre ad altri due legati all’arte emessi in occasione del Natale 1992 da due amministrazioni postali molto lontane sia geograficamente che culturalmente, le Grenadines of St. Vincent e la Sierra Leone: propongono due dipinti di soggetto religioso, due Madonne con bimbo reggente un grappolo d’uva e i due pittori sono padre e figlio, Lucas Cranach il Vecchio e Lucas Cranach il Giovane. Pezzi mancanti ce ne sono sicuramente, però posso dire che ho raccolto francobolli da tutti i paesi del mondo che hanno fatto emissioni legate al tema del vino e mi risulta che sono solo quattordici quelli che non hanno mai stampato un francobollo enoico.

Francobollo OctagonFrancobollo PerùFrancobollo Francia Cerere

 

Nella vita di Gianni Zonin è arrivato prima il vino o la filatelia? Sicuramente è arrivato per primo il vino. Nel senso che la mia famiglia è sempre stata legata alla terra e alla vigna e la mia formazione è stata dedicata al vino come del resto la mia vita. E oggi i miei figli Domenico, Francesco e Michele danno continuità con lo stesso impegno a questa tradizione produttiva. Tuttavia, posso dire che vino e filatelia sono state passioni e percorsi paralleli. Ho cominciato a collezionare da studente. A iniziarmi alla filatelia è stato un mio zio collezionista di francobolli degli Antichi Stati italiani. Ma in un quadernetto aveva anche alcuni pezzi raccolti alla rinfusa che riproducevano grappoli d’uva, attrezzi agricoli e di cantina, quadri di autori famosi con dettagli straordinariamente precisi e definiti dei prodotti della natura, uve comprese. Un bel giorno ricevo dallo zio in dono questo album-quaderno e decido, visto che la nostra famiglia è legata al vino e all’uva da generazioni, di collezionare quanti più pezzi di francobolli emessi in Italia e nel mondo con soggetto enoico. E così l’ho portata avanti, pur avendo poco tempo da dedicarle. È stato l’incontro, nel 1972, con Ettore Neri (era un appassionato collezionista vicentino [n.d.r.]), amante e grande conoscitore della filatelia, a infondermi entusiasmo e convincermi di creare un’importante e ricca collezione filatelica mondiale su tutto ciò che riguarda la vite, il vino e l’agricoltura. Accettai subito l’idea di unire le due raccolte – la sua e la mia – ma misi una sola condizione: che la ricerca e la scelta delle emissioni future di tutti i continenti venisse fatta da lui personalmente.

Vino e filatelia sono espressioni di cultura e civiltà, entrambi regalano soddisfazioni a chi li sa coltivare, entrambi sono veicoli di comunicazione. Sono più le affinità o le differenze? Direi che il primo elemento che accomuna vino e filatelia è il tempo; il secondo il fatto che entrambi sono veicoli di un messaggio di cultura e di identità; il terzo che come espressioni culturali abbisognano di una comprensione profonda per intenderne il valore. Piuttosto che affinità o differenze, direi che sono complementari.

Come riesce a conciliare l’impegno imprenditoriale e la paziente dedizione che ogni collezione richiede? Collezionare per me è testimoniare e tutelare valori. Ho messo insieme nella mia vita diverse raccolte. Dai cabrei (inventari di beni di grandi proprietà [n.d.r.]), ai bicchieri, ai cavatappi, alle grida, leggi, regolamenti sul vino, ai libri, ai quadri. Per arrivare ai francobolli. Non esiste la dicotomia imprenditore-collezionista. L’imprenditore è l’uomo faber, il collezionista è l’uomo sapiens. L’uno soccorre l’altro e lo completa. Se poi si ha la fortuna, come è capitato a me, di poter esporre le proprie collezioni nelle cantine storiche di famiglia mettendole a disposizione degli altri, questa attività diventa messaggio culturale e di valori che serve ad amplificare il senso profondo del proprio operare come imprenditori.

Cosa pensa dell’investimento in filatelia? Come tutti gli investimenti in passione e cultura ha un rendimento sicuro: il miglioramento di chi lo fa. Se ragioniamo in termini di profitto credo che sia un investimento dedicato a chi ha confidenza col tempo, che sa aspettare, che sa scegliere. Il francobollo è un hobby che può diventare anche un bene rifugio.

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Il 21 settembre è uscita la seconda tranche di una serie di francobolli che l’Italia dedica ai propri docg (la prima era stata l’anno scorso
) accodandosi ad altri paesi che hanno già emesso serie ad hoc. Il francobollo, dunque, promuove il vino: come può il vino promuovere la filatelia? Direi piuttosto che c’è una funzione ancillare del francobollo nei confronti del vino. È semmai il francobollo che aiuta a promuovere il vino piuttosto che il contrario. Anche se una casa vinicola che abbia la buona sorte – com’è capitato alla Casa Vinicola Zonin – di vedere un proprio vino riprodotto in un francobollo ne riceve sicuramente un vantaggio. Perché dal vino questo vantaggio si trasferisca al francobollo sarebbe necessario che vi fosse una maggiore sinergia tra chi produce vino e chi colleziona francobolli. Una cosa però è certa: grandi bottiglie e grandi francobolli sono destinati a incrementare il loro valore nel tempo ed entrambi sono concepiti per la gioia degli uomini.

Per fare un buon vino ci vuole pazienza, esperienza e soprattutto tanta passione. Come allestire una collezione di francobolli. Lei si sente una persona più paziente, esperta o appassionata? La passione è il propellente, la pazienza è il motore, l’esperienza è il viaggio che si compie nella vita. Senza passione non si parte, senza pazienza non si ottengono risultati, senza esperienza non si acquisisce consapevolezza. Passione ne ho sempre avuta, la pazienza ho dovuto esercitarla, l’esperienza l’ho acquisita.

Dopo alcuni anni di impasse il vino italiano sta riconquistando importanti fette di mercato e moltissime tavole, non solo in Italia. A cosa si deve questa nuova primavera del vino made in Italy? Alla qualità, all’identità e alla specificità. L’Italia oggi è il paese che produce il miglior vino del mondo, ma produce anche alcuni vini unici. E, attenzione, non si immaginino solo i vini di altissimo prezzo. Penso al successo mondiale del Prosecco: è un vino italiano che diventa sinonimo di benessere e piacevolezza nel mondo. Questa è l’identità: uve autoctone, grande valore dei territori, capacità delle aziende di fare qualità. E poi c’è la specificità. Il vino italiano è quello che meglio si accompagna alla cucina italiana, che è la più desiderata, purtroppo imitata, e anche meno tutelata, nel mondo. A questo dovrei aggiungere che il settore del vino è stato quello dove negli anni in Italia si è fatta più ricerca sotto ogni profilo: da quello agronomico a quello enologico fino alla gestione delle aziende e al marketing. È un successo che nasce da impegno, passione e investimenti. Infine non va dimenticato che il nostro vino è l’essenza della nostra storia e dei nostri valori territoriali. Dunque è una eccellenza che il mondo ha imparato a conoscere.

Anche la filatelia pare star attraversando una fase di stasi. Riuscirà a risollevarsi come ha fatto il vino italiano? Non sono del tutto d’accordo. Mi pare che ad esempio il mercato dell’arte stia sì soffrendo in Italia per ragioni legate alla contingenza economica negativa, ma nel mondo c’è una continua espansione dei volumi di quel mercato. Credo che la filatelia dovrebbe enfatizzare di più il suo valore artistico-emozionale come, del resto, è accaduto con il vino. Bisogna dare più spessore ai valori aggiunti immateriali. E poi mi si lasci notare che se prima il francobollo era lo strumento per inviare una lettera, oggi che tutto viaggia per e mail, il francobollo deve diventare l’espressione di un valore e di una creatività slegati dalla fruizione strumentale e concepiti come testimonianza.

Oltre a collezionare francobolli, collezionerà certamente anche vini pregiati. Qual è il suo preferito? E che vino consiglia agli italiani? Non colleziono vini, li amo. E – anche se con moderazione come è indispensabile – li degusto. Potrei dire che la famiglia Zonin è presente con proprie tenute e con duemila ettari di vigneti nelle sette regioni viticole d’Italia dove si producono i migliori vini italiani. Consiglio i vini di quelle regioni: dal Friuli alla Sicilia, dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Toscana e all’Oltrepò pavese, terra di nobili spumanti metodo classico. Quanto al mio preferito direi che è a ogni vendemmia quello che dà continuità alla nostra storia di qualità e di rapporto fiduciario con i consumatori e di passione per la terra.

Ormai da anni, le soddisfazioni più grandi per il vino italiano arrivano dall’estero. Potere del made in Italy. Crede che anche i francobolli italiani possano essere apprezzati all’estero? Assolutamente sì, se sanno essere espressione dell’inarrivabile capacità artistica e genio creativo dell’Italia. Al contrario di quello che si dice, l’Italia è e resta il paese più desiderato al mondo.

La sua famiglia produce vini da quasi due secoli, da prima ancora che nascessero i francobolli. Come siete riusciti a rinnovarvi nel tempo, dando importanza alla vostra storia e alle vostre tradizioni? Coniugando tradizione, condivisione e rispetto dei nostri valori, con impegno, ricerca e investimenti. Poi chi fa vino ha un vantaggio rispetto agli altri: si misura con la natura e non ha modo di sentirsi onnipotente come capita in altri settori. Noi sappiamo che tutto dipende dal rispetto che portiamo alla terra. Ed esercitare il rispetto e l’umiltà davanti al creato è la spinta per condividere e perpetuare valori. Noi non ci siamo rinnovati, ma abbiamo dato continuità alla nostra tradizione di «viticultori dal 1821», che vuol dire trasmettere di generazione in generazione ciò che si è ereditato, quanto si è acquisito con la propria esperienza e che si consegna alla futura generazione, che sarà l’ottava. Dunque è un’evoluzione continua, che come una pianta di vite ha le radici piantate solidamente nella terra del passato, si nutre della linfa presente ed è la chioma proiettata verso il futuro. Come una buona uva è indispensabile per fare un grande vino, così una buona famiglia è indispensabile per fare una grande impresa.

* Museo Zonin, via Borgolecco, 9, 36053 Gambellara, VI. Apertura al pubblico: dalle 9 alle 18 dal lunedì al venerdì; sabato e domenica su prenotazione. www.zonin.it, hospitality@zonin.it

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