Il calendario postale: un promemoria augurale dal 1870
Di franco filanci
È stato certamente il primo periodico pubblicato al mondo dacché Johann Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili e insieme l’industria editoriale, a metà del Quattrocento. Il calendario, inteso come suddivisione del tempo ed elenco di giorni, fasi lunari e altri eventi, esisteva già prima, ma solo la stampa gli consentì di diventare periodico, anche se soltanto annuale, uscendo anche in date diverse da fine dicembre, visto che in vari paesi il capodanno coincideva con il 1º marzo – come per esempio a Venezia – o con altre occasioni dell’anno. È stato il primo a trasformarsi in almanacco con l’aggiunta di informazioni utili agli agricoltori e ai naviganti, dalla posizione delle stelle alle previsioni del tempo (e del futuro), dai luoghi delle fiere ai prezzi del bestiame e dei raccolti, dagli eventi delle famiglie reali a notizie di fatti avvenuti nel mondo, fino a nozioni di medicina popolare. Nel Settecento l’almanacco, o zibaldone o effemeridi, si rivelò il principale e a volte unico mezzo di diffusione popolare della culturale, specie nelle campagne, dove arrivava grazie agli ambulanti che sovente ne davano lettura in piazza a favore degli analfabeti, all’epoca la maggioranza della popolazione contadina e artigiana. E ancor oggi sono diffusi almanacchi fedeli a questa tradizione popolare come il Barbanera, ricordato anche da un francobollo italiano, o lo Schieson Trevisan.
Con il consolidarsi del servizio postale conseguente al periodo napoleonico, alle informazioni climatiche, geopolitiche e di mercato si aggiunsero sempre più quelle postali, che verso il 1870 in Italia presero addirittura il sopravvento, dando vita a una nuova e particolare forma di pubblicazione: il calendario postale.