Sara Simeoni sul collezionismo
Per lei era stato coniato l’appellativo Miss volare, perché l’interpretazione che dava del salto Fosbury era impeccabile: le lunghissime braccia aperte come ali e lei che si librava nell’aria. Sara Simeoni si definisce donna, madre, moglie, insegnante e casalinga felice, ma è riduttivo. In carriera ha vinto tutto: un record del mondo di salto in alto (2,01) che ha resistito anni, oro ai Giochi di Mosca 1980, argento a Montreal 1976 e a Los Angeles 1984, e tanti altri allori. La sua figura longilinea, il sorriso modesto sono parte della memoria collettiva degli italiani, che la conoscono come una vincente, a volte forse un po’ ritrosa, ma spontanea, seria e coerente.
di Domitilla D’Angelo |
Colleziona qualcosa oltre alle medaglie?
Non una collezione vera e propria, ma nel tempo una raccolta di ricordi, fra cui francobolli e monete, legati all’atletica. In particolare custodisco i francobolli emessi per i campionati europei di atletica leggera di Helsinki, nel 1971.
Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi. Il collezionismo è uno sport per la mente?
Sicuramente sì. Chi colleziona francobolli e monete è una persona che ha voglia di conoscere cosa c’è dietro. Collezionare è un allenamento per la mente.
Il salto più difficile per Sara Simeoni?
Può sembrare scontato dire il record del mondo, ma in realtà mantenere un risultato è più difficile che raggiungerlo. Una volta raggiunto un obiettivo, bisogna allenarsi per migliorarlo. Anche per il collezionismo è così…
E la collezione più difficile?
La collezione completa delle medaglie olimpiche: ho due argenti e un oro, ma mi manca il bronzo.
Secondo lei, perché il collezionismo è un’attività prevalentemente maschile?
Credo venga da un’abitudine: in passato chi aveva disponibilità economica erano soprattutto gli uomini. Non credo che sia perché alle donne non piaccia collezionare. A me, per esempio, i francobolli piacciono, anche se non sono sistematica: non mi interessa possedere tutta una serie, ma anche solo un francobollo, non tutti i bronzi della Terra, ma un bronzo, non tutti i quadri, ma un quadro… quello che mi piace.
Cosa hanno di più (se ce l’hanno) le atlete donne rispetto ai colleghi uomini nello sport? E nel collezionismo?
Le donne sono arrivate dopo e il fatto di aver trascorso un periodo di costrizione e che ora possano esprimersi al meglio fa sì che abbiano voglia di emergere.
Le qualità positive del collezionista…
Precisione, attenzione.
E le negative…
Può capitare che per avere un pezzo importante, sottovaluti altre cose. Collezionare dovrebbe essere un divertimento, non un’ossessione.
Che valore attribuisce alla filatelia e alla numismatica?
Entrambe hanno un valore culturale intrinseco, entrambe richiedono approfondimento, studio, conoscenza, capacità di contestualizzare e di creare legami storici. Oggi su internet e in televisione si riesce a sapere di tutto di più, qualche anno fa c’era più mistero e i francobolli e le monete parlavano di luoghi e personaggi lontani. Quando dovevo andare a gareggiare all’estero, cercavo sempre un libro per informarmi sulla nazione che avrei visitato, per poi trovare un souvenir che fosse tipico.
Un ricordo personale legato a un francobollo o a una moneta?
Nel 1978 in una trasmissione di Mike Bongiorno, di cui ero ospite, c’era un pittore che con qualche pennellata faceva dei ritratti dentro francobolli, vere e proprie miniature. In occasione del record del mondo aveva “dentellato” anche me. Si chiamava Brunetti.
Anche nel collezionismo l’asticella sale sempre di più. Cosa serve per vincere?
Nei momenti importanti bisogna mantenere la freddezza, la concentrazione che deriva dalla tranquillità e dalla consapevolezza personale che uno si costruisce con il tempo. E poi saper cogliere l’occasione.