Gran San Bernardo, il tunnel dimenticato
Il primo traforo stradale alpino, quello del Gran San Bernardo, non è mai stato ricordato dall’Italia filatelica
di Paolo Guglielminetti |
Il colle del San Bernardo è uno storico punto di attraversamento delle Alpi. Via di passaggio già in età romana e sede fin dal 1035 dell’ospizio fondato dal monaco Bernardo – con la presenza costante, fin dal XVI secolo dei grandi cani molossoidi –, per secoli fu attraversato da corrieri occasionali che portavano missive da e per l’Italia. Nel 1692 il bernese Beat Fischer, che aveva dato vita all’omonima impresa di corrieri a cavallo, stabilì una linea postale tra Losanna e Torino attraverso il colle in accordo con le poste del ducato di Savoia, con due corse postali settimanali più una terza per il trasporto di persone. Nella prima metà dell’Ottocento, le lettere per cui era richiesto il transito attraverso la via del Gran San Bernardo venivano spesso corredate dall’indicazione manoscritta Par le St. Bernard o Par le Grand St. Bernard. Sono noti anche due tipi di bolli lineari S. Bernard (il secondo tipo in un ovale) ma non è chiaro se si trattasse di bolli di transito o di provenienza.
Il servizio con corriere a cavallo fu l’ultimo fra quelli sui passi alpini a essere sostituito con una diligenza. Solo nel 1893, infatti, il colle fu raggiunto da una strada carrozzabile sul lato svizzero e dodici anni dopo dal lato italiano. Da allora il Gran San Bernardo fu percorso dalle diligenze, poi dalle automobili, e infine dalla corriera postale (ritratta anche su un intero svizzero di propaganda turistica emesso nel 1925), il cui servizio sul percorso Martigny-Aosta esiste tuttora.
Dalla seconda metà dell’Ottocento la corrispondenza in transito non ricevette più bollature o indicazioni particolari, ma dal 1900 fino agli anni Settanta del secolo scorso sul colle presso l’ospizio dei monaci funzionò un ufficio delle poste svizzere che nel tempo utilizzò diversi tipi di annulli: il primo, un doppio cerchio con piccole lunette rigate, la dicitura Grand St Bernard e una croce vuota in basso nella corona, restò in uso fino agli anni Trenta.
Quando, dopo la Seconda guerra mondiale, si iniziò a pensare concretamente alla costruzione di gallerie stradali che rendessero il transito più celere e sicuro (specie nei mesi invernali), fu naturale identificare l’itinerario del Gran San Bernardo come luogo dove realizzare il primo traforo stradale alpino. Dopo decenni di progetti per gallerie ferroviarie (il primo nel 1850) e alpine (già nel 1884), nel secondo dopoguerra si passò alla realizzazione, con la firma nel 1958 della convenzione tra i due paesi e la costituzione delle due società, una svizzera e una italiana. L’ultimo diaframma di roccia cadde il 5 aprile 1963, mentre la presentazione alla stampa avvenne il 18 marzo 1964, cui seguì l’apertura al traffico il giorno successivo.
Progettato dall’ingegner Giorgio Dardanelli, il tunnel costò 22 miliardi di lire dell’epoca (circa 240 milioni di euro attuali). Garantiva al traffico automobilistico la comunicazione verso Svizzera, Francia ed Europa centrale anche durante la stagione invernale. Oltre al traforo lungo 5.798 metri (che abbassava la quota di valico dai 2.469 metri del passo a 1.918), furono realizzate due strade di accesso coperte, che ancora oggi permettono di evitare l’innevamento nella parte più alta della strada. Caratteristica peculiare, la collocazione di un oleodotto sotto la carreggiata, che trasporta il petrolio dai porti liguri alle raffinerie tedesche e svizzere. All’epoca era un grande cantiere: mezzo milione di metri cubi di roccia scavata, 1.500 tonnellate di esplosivo, 150mila tonnellate di cemento, 50mila di acciaio. Nella realizzazione morirono 17 lavoratori, oggi ricordati da una lapide all’imbocco. All’apertura le tariffe per le auto variavano tra 1.700 e 2.900 lire a seconda della cilindrata. Il traffico fu subito consistente, con medie giornaliere di 1.065 veicoli e punte superiori ai 2.000; oggi è di circa 600mila passaggi annui.
Nonostante l’importanza strategica del collegamento, anche come via di passaggio della posta, l’Italia non ha mai emesso alcun francobollo per ricordare l’itinerario del Gran San Bernardo, a differenza della Svizzera che nel 1964 emise un singolo da 5 centesimi, che celebra l’apertura del tunnel, e nel 1989 un 90 centesimi che ricorda i 2.000 anni del valico.
Quanto vale. La corrispondenza di epoca prefilatelica con i bolli St Bernard è poco frequente, quella con la dicitura manoscritta par le Grand St Bernard o simile vale alcune decine di euro. Le cartoline viaggiate con l’annullo del Gran San Bernardo valgono una decina di euro se è ben leggibile (a ciò va aggiunto l’eventuale plusvalore della cartolina se raffigura soggetti particolari). L’intero postale di propaganda turistica con la corriera del Gran S. Bernardo vale circa 15 euro. Il singolo svizzero emesso nel 1964 vale circa un euro, così come quello del 1989. La busta commemorativa del 1964 con francobolli e annulli dei due paesi vale 10 euro.