Collezionare negli Stati Uniti oggi
di Melissa Amiotti
Donald Sundman conosce molto bene il mercato collezionistico americano. Il presidente della Mystic Stamp Company di Camden, nello stato di New York, ha iniziato a occuparsi di francobolli quaranta anni fa, quando di anni ne aveva solo venti. La storia della sua azienda coincide, come spesso capita, con la storia familiare. Ed è una storia di successo. Donald Sundman, solo “Don” per gli amici filatelisti, è appassionato, attentissimo al mercato, ma anche ai media (più volte le sue transazioni commerciali si sono trasformate in notizie rilanciate dalla stampa internazionale), generoso con le donazioni a sostegno della filatelia (nel 2010 ha elargito 250mila dollari al National Postal Museum), attivissimo nel fare proselitismo (nel 2007 è stato premiato dalla American Philatelic Society per aver reclutato oltre 200 nuovi soci ogni anno per 25 anni). Forte dei successi commerciali e convinto che per la filatelia siano ancora tempo rosei, non smette di guardare avanti e nel 2010 ha creato la commissione “Disegnamo il futuro della filatelia”, promuovendo incessantemente iniziative per fare proselitismo.
Quale è lo stato di salute della filatelia negli Stati Uniti?
Qui il collezionismo di francobolli gode di buona salute e continuano a esserci sia filatelisti esperti sia occasionali che con i francobolli si divertono. Purtroppo oggi tutte le nuove emissioni statunitensi sono autoadesive e questo non giova al nostro hobby, perché rende praticamente impossibile rimuove i francobolli dalle buste, ma il grande pubblico che ancora scrive e spedisce corrispondenza preferisce questi francobolli, e quindi ce li dobbiamo tenere. In compenso il mercato di alto livello è molto vivace e ormai tutti i collezionisti si stanno preparando per la manifestazione internazionale New York 2016: questo appuntamento si presenta ogni dieci anni e l’edizione 2006 che si è svolta a Washington era stata un grande successo. Mi aspetto che l’evento del 2016 rilanci la filatelia come attività che fa bene alla mente e allo spirito.
Quanti sono i collezionisti di francobolli negli Stati Uniti? Quanti i commercianti?
Non so quanti americani collezionino, milioni se si conta chi compra francobolli agli ufficio postali. Quaranta anni fa da un’indagine sul numero di collezionisti di francobolli, in un’accezione piuttosto ampia, commissionata dalle poste americane risultò che venti milioni di americani raccoglieva francobolli. Quel dato viene citato ancora adesso. Quanto ai commercianti, ce ne sono alcune centinaia a tempo pieno e oltre un migliaio che compra e vende occasionalmente: quasi tutti questi venditori part time sono appassionati che, ormai in pensione, si sono trasformati in commercianti.
Come sono distribuiti i collezionisti nei cinquanta stati?
C’è una concentrazione più alta negli stati settentrionali, credo, per motivi climatici: dove fa più freddo si dedica più tempo ai passatempi domestici.
L’identikit del collezionista tipo?
Ha più di 60 anni e ha avvicinato i francobolli per la prima volta da bambino o da ragazzino. Dopo aver interrotto durante l’adolescenza, ha ripreso quando i suoi figli sono diventati grandi. Ora ha a disposizione tempo e soldi da dedicare alla sua passione. Detto ciò, va segnalato che un terzo degli appassionati è rappresentato da donne: solitamente cinquantenni, hanno gli stessi gusti dei colleghi maschi, quasi tutte collezionano francobolli statunitensi, ma si dedicano anche alle collezioni tematiche. Le donne di solito comprano on line e dai cataloghi, mentre la maggior parte degli uomini preferisce frequentare le manifestazioni filateliche.
Francobolli antichi, moderni, tematici, posta spaziale, storia postale. Quale è il filone collezionistico più popolare negli Stati Uniti?
I francobolli americani, soprattutto le nuove emissioni. Anche le raccolte tematiche sono piuttosto seguite, soprattutto spazio, scautismo, aeroplani e aviazione, treni, fiori. Secondo l’American Topical Association (la più estesa associazione di collezionisti tematici del mondo ndr) sono molto ricercati anche i francobolli a soggetto navi, uccelli, salute, Natale, musica, mappe, farfalle e gatti. Personalmente ipotizzo che molti filatelisti abbiano abbandonato l’idea della completezza della propria collezione per così dire classica, passando alla tematica, perché questa permette una maggiore adattabilità alle proprie esigenze personali. Rispetto al passato, oggi è più facile impostare una collezione personalizzata grazie ai grandi quantitativi di francobolli esistenti, alle offerte on line e alla possibilità di creare pagine d’album fai da te soltanto con un computer e una stampante.
Cento anni fa New York c’era un intero quartiere filatelico. Oggi è rimasto solo più un negozio. Come è cambiato il mercato?
Ci sono molti motivi per cui i negozi filatelici hanno chiuso: gli affitti molto alti nei centri urbani, l’alto numero di esemplari emessi ogni anno e i grandi capitali necessari per disporre di un magazzino ben rifornito. Ricordo negozi di francobolli chiudere già negli anni Ottanta. Molti commercianti che sono ancora in attività lo sono perché si sono specializzati in un settore, diventandone esperti e creando delle mancoliste che i commercianti generalisti non riuscivano a soddisfare. È stato successivamente che internet ha ulteriormente spinto all’ultraspecializzazione permettendo a chiunque di cercare e ottenere ovunque nel mondo francobolli e buste. Allora il rapporto di fiducia fra collezionisti e commercianti, che era stato forte per oltre un secolo, è diventato un lusso e, di fatto, ha reso superflui i negozi filatelici. A me personalmente i negozi filatelici piacciono, ma mi rendo conto che sono parte del passato, non una proiezione nel futuro. Oggi le manifestazioni filateliche in un certo modo soddisfano le esigenze dei collezionisti che preferiscono incontrarsi faccia a faccia con i venditori: permettono di avere venti, trenta, cinquanta fino a centinaia di “negozi” filatelici a disposizione con la possibilità di incontrare dozzine di commercianti in poche ore, stabilire rapporti personali diretti e prendere visione diretta del materiale che si cerca. L’inconveniente è che i venditori possono portare solo una selezione del materiale e spesso quello che serve è rimasto in negozio…
Il 27 ottobre dell’anno scorso, commentando l’evento organizzato dall’associazione dei commercianti filatelici americani (American Stamp Dealers’ Association), l’emittente CBS ha titolato Nell’era digitale la filatelia lascia ancora il segno. Concorda?
Sì, i francobolli sono ancora un passatempo meraviglioso. Permettono di imparare divertendosi. È provato: i collezionisti sono più competenti e più tolleranti dei non collezionisti. Collezionare è un’attività cerebrale.
Come intervengono le poste statunitensi a sostegno del mercato filatelico?
Pat Donahoe, direttore generale uscente, era un collezionista, grande amico dei francobolli, quasi sempre presente alle cerimonie di presentazione delle nuove emissioni. Ha accolto e sostenuto con entusiasmo l’iniziativa dell’emissione del Jenny capovolto del 2013 (IC 11.13 p. 3). Ora però l’amministrazione postale ha ridotto i finanziamenti a favore del settore, perché deve fare i conti con la riduzione dei volumi di corrispondenza e con il deficit finanziario.
I collezionisti tradizionalisti chiedono che i francobolli statunitensi celebrino solo eventi nazionali di rilevanza storica. Alcuni si sono spinti a disapprovare i francobolli per Harry Potter (IC 1.14 p. 25) e Batman (IC 12.14 p. 19). Cosa ne pensa?
Il miei favori personali vanno ai francobolli che valorizzano la storia patria, anche se fatta di personaggi ed eventi meno noti. Ciò detto, i francobolli riflettono il loro tempo. Noi viviamo in una cultura “pop”, ed è giusto che le nuove emissioni rispecchino i gusti attuali. Spero che la serie per Harry Potter attragga nuove generazioni di collezionisti. Ho conosciuto non collezionisti che hanno comprato e conservato quei francobolli senza però passare al collezionismo: a loro piaceva Harry Potter e quindi anche i suoi francobolli. Io vorrei che quell’interesse si trasformasse in interesse anche per gli altri francobolli. Lo studioso Chris West, autore di due pubblicazioni – History of Great Britain in 36 Postage Stamps and History of America in 36 Postage Stamps (‘Storia della Gran Bretagna in 36 francobolli’ e ‘Storia dell’America in 36 francobolli’) – ha fatto un lavorone dimostrando come i soggetti effigiati e la grafica dei francobolli rispecchino esattamente l’epoca in cui sono stati emessi. Fra cinquanta anni i collezionisti avranno una panoramica del 2015 guardando i francobolli usciti quest’anno.
Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia sono paesi in cui la filatelia è ancora piuttosto diffusa. Collezionare è una questione di amore per il proprio paese?
Più forte è il patriottismo, più popolare è la filatelia… una considerazione molto interessante, non ci avevo pensato, ma probabilmente è proprio così.
Nella numerosa comunità di italoamericani che vive negli Stati Uniti ci sono collezionisti importanti? I non nativi americani di solito collezionano francobolli statunitensi o quelli della propria nazione d’origine?
Conosco molti collezionisti italoamericani intelligenti e raffinati che di solito collezionano sia francobolli statunitensi sia italiani, ma forse potrei dire lo stesso anche per i collezionisti di altre nazionalità. Gli Stati Uniti sono un paese di emigrati molto orgogliosi delle proprie radici, quindi collezionano quasi sempre i francobolli americani, ma spesso fanno più collezioni che rimandano anche alle origini dei loro antenati.
9,5 milioni di dollari per un francobollo singolo, l’1 centesimo della Guaiana britannica. È stato un grande successo per il mercato filatelico, ma i non collezionisti potrebbero pensare che i filatelisti siano un po’ eccessivi. Risultati di questo tipo sono un bene per la filatelia?
Quando si riesce a far parlare i media di francobolli è sempre un vantaggio per il nostro hobby e a me piace qualunque storia getti luce sui nostri amati francobolli, quindi anche il risultato dell’1 centesimo della Guaiana, venduto a un prezzo ben superiore a quanto pensassi. Così vanno qualche volta le vendite all’asta. Certo i non collezionisti possono non comprendere perché uno dovrebbe pagare così tanto per un francobollo, ma allo stesso modo c’è chi trova stravagante chi paga cento milioni di dollari per una casa.
Ma lei sa chi se l’è aggiudicato l’1 centesimo della Guaiana?
Voci di corridoio dicono che sarebbe una persona molto benestante, che ama circondarsi di oggetti rari ma che non è collezionista di francobolli. La sua identità rimane segreta, forse un giorno verrà allo scoperto, ma intanto credo che si goda il piacere del possesso. In ogni caso è stato molto gentile a concedere che quell’unico esemplare venga esposto forse per un anno, forse più a lungo, nello Smithsonian National Postal Museum a Washington: è una fantastica opportunità per i collezionisti che non hanno avuto la possibilità di vederlo. L’unica altra volta in cui io avevo potuto osservarlo è stato 39 anni fa, nel 1976, a Interphil, l’esposizione che si è svolta nel 1976 a Filadelfia.
Perché capita spesso che filatelisti americani facciano donazioni a istituzioni filantropiche?
Bill Gross, per esempio, ha dimostrato grande generosità donando alla Smithsonian dieci milioni di dollari per il National Postal Museum e devolvendo il ricavato delle vendite all’asta di sue raccolte a Medici senza frontiere e ad altri enti benefici. Credo che il suo maggiore interesse sia creare il più grande e il migliore museo dedicato ai francobolli. Il National Postal Museum conta su uno staff efficiente e Bill Gross è uno dei numerosi sponsor che lo finanziano mettendoci di suo francobolli, tempo e denaro. I sostenitori credono davvero nei progetti dell’istituzione, e, con le loro donazioni, evitano di pagarci le tasse. Un buon modo per fare del bene, oltre al fatto che il mondo là fuori sarebbe migliore se ci fossero più collezionisti in giro, e il museo di Washington ha la capacità di fare proselitismo filatelico presso un ampio pubblico.
Quale è la sua formula magica per promuovere la filatelia?
Più che magia serve una combinazione di fortuna e passione. Mi piacciono le storie dietro ai francobolli e ho avuto il privilegio di diventare protagonista di alcune storie filateliche che hanno avuto copertura dai media. Importanti transazioni spesso fanno notizia, come nel caso dell’1 centesimo della Guaiana. Alla gente piace leggere storie di collezionisti che trovano per caso il francobollo raro e io sono contento quando i giornali parlano del nostro hobby, perché possono indurre altre persone a iniziare a collezionare.
C’era una volta il francobollo… Quale è ora il suo futuro?
I francobolli sono oggetti pratici, servono per pagare l’affrancatura di lettere e pacchi. Se non esistessero e venissero inventati solo ora sarebbero salutati come un’invenzione molto utile. Io mi aspetto che i francobolli ci tengano compagnia ancora a lungo, almeno finché esisterà la posta “fisica”. Certo, diventeranno ogni anno sempre meno comuni a causa della diffusione dell’email e dei servizi online: io pago ancora con marche da bollo e affranco con francobolli, ma so di rappresentare una minoranza. Fra dieci anni i collezionisti saranno meno rispetto a oggi, mi aspetto però che la filatelia continui a essere un hobby appassionante per molti.
In Italia lei è noto ai nostri lettori soprattutto per lo scambio dell’1 centesimo Z Grill con la quartina del Jenny capovolto di Bill Gross: un baratto da tre milioni di dollari (IC 2.06 pp. 48-49). Recentemente ha promesso una ricompensa per i due Jenny rubati nel 1955 (IC 11.14 p. 25). Ci sono altre novità?
Ho offerto centomila dollari per la restituzione dei due Jenny rubati 59 anni fa nella speranza che l’eco di questa iniziativa possa far riemergere questi due tesori che appartengono alla American Philtelic Society, e che li vorrebbe vendere e usare il ricavato per fare promozione della filatelia. Gli attuali “proprietari” non hanno alcun titolo per possedere francobolli rubati e non se ne possono fare nulla. La mia ricompensa li potrebbe incentivare a liberarsene. Finora abbiamo avuto solo false segnalazioni, ma la ricompensa è valida fino alla fine della manifestazione di New York 2016. Nei giorni in cui ho fatto l’annuncio della ricompensa, nel settembre 2014, la rivista Robb Report ha pubblicato un articolo sui francobolli rari, illustrandolo anche con la mia quartina del Jenny capovolto, quello che avevo barattato cedendo l’1 centesimo Z Grill a Bill Gross. Poche settimane dopo il mio telefono è squillato: una persona mi dice di rappresentare facoltosi europei interessati all’acquisto di alcune rarità, inclusa la mia quartina. Ho risposto che non era in vendita e ho offerto altre rarità, ma loro volevano proprio quel pezzo. Ho trascorso il weekend nel dubbio, poi ho deciso: se mi avessero fatto un’offerta irrinunciabile… La settimana dopo abbiamo parlato al telefono trovando un accordo. Il sabato successivo sono andato a New York per mostrare la quartina incassando l’assegno più alto della mia vita: cinque milioni di dollari! Molto più del valore dello scambio con Bill Gross. Per un po’ di tempo l’aver perso quella quartina mi ha messo di cattivo umore, ma ora sto già programmando come presentare bene ai collezionisti il più raro francobollo di posta aerea, il Black Honduras. L’abbiamo comprato alcuni anni fa e da allora è stato mostrato in pubblico solo due volte: all’American Philatelic Society a Bellefonte e nel 2013 a Montecarlo
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