Pessimista con ottimismo

Pessimista con ottimismo

di Giulio Filippo Bolaffi

Quale sarà il destino dei francobolli neppure l’oracolo di Delfi potrebbe dirlo. Però, con ragionevole presunzione, provo a simulare due scenari forse un po’ estremi.

È innegabile che la corrispondenza continuerà a subire un vertiginoso declino e con il calo della posta anche l’uso dei francobolli. I pochi rimasti presumibilmente serviranno solo ad affrancare lettere e buste con contenuti speciali e a tariffe elevate. Saranno quindi destinati a finire nelle mani di pochissime persone, probabilmente dallo standing sociale elevato. Ne deriverà la percezione del francobollo come qualcosa di raro da trovare, costoso, esclusivo di uno status sociale alto. Probabilmente questa situazione porterà a percepire nello stesso modo anche i francobolli del passato. Peccato che le emissioni del passato recente siano state prodotte, distribuite, collezionate e stoccate in quantità industriali: la loro ampia reperibilità sul mercato non collima quindi con questa possibile sensazione di esclusività. Per avere un allineamento tra la percezione di un posizionamento alto e una reale scarsa reperibilità del prodotto, bisognerà rivolgere la propria attenzione verso quegli esemplari che con la loro storia hanno già dimostrato di essere disponibili in quantitativi ridotti e che oggi come domani non potranno mai essere davvero alla portata di tutti quelli che li desiderano e che quindi dovranno “mettersi in coda” e aspettare che un esemplare finisca sul mercato. Esisteranno per ciò – ipotizzo – due filatelie: quella degli esemplari comuni, che provocatoriamente più volte ho paragonato alle figurine Panini, pur con minor bellezza estetica, praticità e attualità; e quella degna di essere collezionata come rarità, bene rifugio, status symbol. La domanda a cui sarà necessario rispondere è: come distinguere i francobolli del primo tipo dai secondi? Sarà un lavoro complicato, in cui un po’ di “selezione naturale” nel mercato e un po’ di marketing saranno gli ingredienti principali dai quali verrà fuori la giusta ricetta.

L’altro scenario è che, per un qualche motivo, la filatelia torni a essere popolare: i ragazzi riprendano a scambiarsi francobolli invece che i like; i genitori trovino il tempo per condividere i pezzi mancanti invece di postare le foto sui social network; gli adulti mettano i propri risparmi in beni da collezione di lungo periodo, invece di controllare le variazioni quotidiane dello spread.

Non so cosa pronostichi l’oracolo di Delfi. Io, con pessimismo ottimistico, intravvedo molto probabile il primo scenario, mentre non nutro grandi speranze in qualche figura mitologica che possa intervenire per dare concretezza al secondo scenario. Difficilmente, comunque, questa seconda ipotesi si verificherà in questo nuovo anno, per il quale desidero comunque rivolgere a tutti i lettori del Collezionista i miei migliori auguri.

 

Commenti