Annullata Italiafil
Miope risparmio o lungimirante opportunità?
Salta l’appuntamento con la manifestazione collezionistica autunnale di Poste italiane. Ma potrebbe essere un nuovo inizio per la promozione filatelica.
Di Giulio Filippo Bolaffi
Italiafil sì, Italiafil no… Poteva essere il remake in chiave filatelica di una famosa canzone di Elio e le Storie Tese, invece è il quesito che fino a poco tempo fa collezionisti e operatori di settore si domandavano sul destino di Italiafil, la consueta manifestazione filatelica autunnale organizzata da Poste italiane.
Ora non più. Perché è ufficiale che quest’anno Italiafil non si farà. Per molti questa decisione è un ulteriore nefasto segnale per il futuro della filatelia. Per me invece è una buona notizia! Ma a una condizione…
Una volta c’era Romafil, con una sede fissa nella capitale. Poi Romafil è diventata Italiafil, una versione itinerante per tre edizioni (a Firenze, Bologna e Genova). Nonostante l’ingente sforzo economico e organizzativo messo in campo da Poste, la manifestazione continuava a essere un insuccesso commerciale e di affluenza. Quest’anno, senza grandi annunci, Poste italiane ha fatto cadere nel limbo questo evento, annunciando che i suoi sforzi si concentreranno nell’aumentare il successo dell’altra sua manifestazione collezionistica, Milanofil.
In passato voci ufficiose avevano stimato il costo di Romafil in diverse centinaia di migliaia di euro. Forse la versione itinerante di Italiafil, decurtata delle spese di affitto del Palazzo dei Congressi dell’Eur, era un po’ meno costosa. In ogni caso, fin dai tempi della direzione Giannini, poi durante la gestione La Bruna, per passare a quella “lampo” di Accusani fino all’attuale amministrazione Gregori, non ho mai smesso di segnalare che quell’investimento era sterilmente fine a se stesso e sarebbe stato molto meglio indirizzare quelle cifre importanti verso attività di promozione rivolte a nuovi collezionisti. Mi avranno finalmente ascoltato? Il progetto nato con Italiafil – di intercettare nuovi bacini d’utenza spostando la manifestazione in città sempre diverse – aveva senso, ma era il sistema fieristico tradizionale a mostrare i suoi limiti: prima di andare a una fiera di settore, bisogna avere una ragione per andarci!
Il budget che Poste italiane stanziava ogni anno per organizzare Italiafil rappresenterebbe un capitale prima d’ora mai investito in attività promozionali a favore della filatelia. Il fatto che non sia stato già speso per organizzare una fiera per me è un’ottima notizia, perché vuol dire che potenzialmente ci sono centinaia di migliaia di euro disponibili per attirare nuovi collezionisti. Che sia tramite tv, radio, carta stampata, social media o product placement, non mi interessa. L’importante è che la divisione Filatelia di Poste italiane continui come ha sempre fatto, a investire questo sostanzioso stanziamento nella promozione del suo prodotto, il francobollo, ma questa volta lo faccia in un modo diverso rispetto al passato.
Se invece depennare Italiafil dall’agenda vuol solo dire tagliare una voce di costo per migliorare il risultato finanziario di fine anno, quella che sembrava una buona notizia, ahimè, sarebbe solo una mossa tattica miope per il bilancio, non per il bene della filatelia. E allora, come cantavano Elio e le Storie Tese, anche la filatelia sarà la Terra dei cachi.