Luna, c’è posta per te
L’unica vera novità è che sulla Luna c’è andata anche la posta.
Di Lilla Paolino. Da cinquant’anni, da quando l’uomo ha posato piede sulla Luna, sul nostro satellite si è scritto di tutto e di più. Tanto che quasi nulla c’è di nuovo, se non rievocazioni nostalgiche di quelle immagini evanescenti in bianco e nero, che in Italia furono commentate dalla voce di Tito Stagno: «Ha toccato». La notizia davvero importante – che i collezionisti conoscono bene ma che, salvo qualche rara eccezione è passata sotto traccia dalla cultura – è che dal 20 luglio 1969 sulla Luna c’è andata anche la posta. Sì, perché fra i primati stabiliti dalle navicelle Apollo c’è anche quella di essere i più remoti uffici postali di sempre. La posta, lo volle fortemente l’amministrazione statunitense, certificò in modo formale e ufficiale la conquista della nuova frontiera spaziale, così come per secoli aveva fatto con la conquista di ogni nuovo territorio.
Il carico postale era previsto fin dal 1968, quando sette, forse otto buste compirono il giro della Luna insieme agli astronauti Frank Borman, Jim Lovell e William Anders a bordo dell’Apollo 8; nessuna invece volò con gli Apollo 9 e 10. Dalla missione dell’Apollo 11 fino all’Apollo 16 venne nominato un “coordinatore del programma postale” che aveva la responsabilità di curare tutti gli aspetti filatelici e postali della missione. Alla fine, dalla missione Apollo 11 fino a quella dell’Apollo 16 la posta fece su e giù fra la Terra e la Luna, contando in tutto 830 cosmogrammi, preziosi testimoni della più avvincente avventura dell’uomo. Per loro fu coniata una nuova parola, cosmogramma. E la loro conservazione aprì un nuovo capitolo del collezionismo, l’astrofilatelia.
Le prove a Terra
Prima dell’inizio dell’avventura dell’Apollo nella base spaziale della Nasa nulla era lasciato al caso, neppure un dettaglio apparentemente marginale come il trasporto di un carico postale. Quel gesto, apparentemente così semplice, era stato programmato e studiato con attenzione per mesi nella base di Houston, dove erano state compiute prove su 150 documenti postali per collaudare l’inchiostrazione del timbro anche in assenza di gravità: oggi valgono circa seimila euro.
Solo una
Esiste un’unica busta volata con il bollo Moon Landing datato 20 luglio 1969 e apposto sulla prova del francobollo, che sarebbe diventato ufficiale solo il 9 settembre. Gli astronauti dell’Apollo 11 la annullarono durante il volo di ritorno sulla Terra seguendo le indicazioni che erano state loro dettagliatamente impartite dal centro di Houston. È un reperto unico, di proprietà del governo degli Stati Uniti e come tale non ha prezzo.
«Avevamo un kit filatelico che comprendeva una busta primo giorno per celebrare l’emissione di un nuovo francobollo. Illustrava un astronauta ai piedi della scala del modulo nell’atto di saggiare la superficie lunare. Insieme alla busta c’erano anche un tampone e un timbro con la scritta Moon Landing Jul 20 1969 Usa. Il 22 luglio fu il primo momento che ci si presentò per compiere l’operazione: provammo l’annullo inchiostrando il timbro e appoggiandolo per tre volte sul nostro programma di volo, finché non capimmo come andava fatto. Poi lo apponemmo con cautela sull’unica busta».
Michael Collins, pilota del modulo di comando dell’Apollo 11
Postini lunari
La storia postale della Luna inizia il 20 luglio 1969. Il vettore Apollo 11 fu il primo corriere lunare; gli astronauti Neil Armstrong, Michael Collins e Aldrin furono i primi “postini”, e i 214 cosmogrammi (104 di Edwin Buzz Aldrin, 47 di Armstrong, 63 di Collins) contenuti nel loro bagaglio personale furono il primo carico postale lunare. La presenza di lettere a bordo non era scontata, aveva richiesto l’accurata progettazione di specialisti. Il contenitore era di materiale ignifugo (un amalgama di vetro, alluminio e amianto) e il timbro postale era stato realizzato per inchiostrare in assenza di gravità; inoltre al ritorno sulla Terra anche le lettere, come il resto dell’equipaggiamento, furono messe in quarantena nel laboratorio spaziale della Nasa a Houston per evitare un possibile contagio “lunare”. Alla fine della loro avventura spaziale erano affrancati, certificati dalla scritta a mano carried to the Moon aboard Apollo 11 (‘portati sulla Luna a bordo dell’Apollo11’), firmati dai piloti, contrassegnati con il timbro della quarantena nel laboratorio di Huston e stampigliati con l’annullo dell’ufficio postale di Webster, il più vicino alla base spaziale. Ognuno di questi cosmogrammi oggi vale circa 60 mila euro.
Il First man è Armstrong…
Il francobollo celebrativo – quello che in versione di prova era stato portato e annullato durante il viaggio dell’Apollo 11 – arriva un mese e mezzo dopo il raggiungimento del traguardo, il 9 settembre 1969. È un taglio da 10 centesimi di posta aerea, stampato in 146 milioni di esemplari. Dovuto a Paul Calle, raffigura – anche se non viene esplicitato – Neil Armstrong accanto al lem che l’ha condotto sul satellite. In un panorama desolante, quello del pianeta in cui Armstrong è atterrato con il collega Edwin Aldrin, si fa notare, sullo sfondo, la Terra. Ovvero, il punto di partenza e quello di arrivo. La legenda esplicita orgogliosamente: First man on the Moon, ‘primo uomo sulla Luna’.
Un astronauta “ignoto”
Un errore tecnico capitato durante la stampa offre uno dei francobolli naturali più suggestivi del mondo. Riguarda proprio il 10 centesimi del 9 settembre 1969, dedicato al primo terrestre sulla Luna. L’astronauta ritratto nella scena porta sulla tuta, all’altezza della spalla sinistra, la bandiera nazionale, a rimarcare il paese che ha conquistato il traguardo. Alcune centinaia di pezzi, però, risultano mancanti, in tutto o in parte, delle sette linee rosse riferite al drappo. Appaiono in Texas e nel tempo quel francobollo naturale diventa ambitissimo (in Italia viene per la prima volta proposto da Bolaffi nel 1978), anche per via del significato che sottintende: è l’uomo nella sua vera essenza ad aver raggiunto l’obiettivo, dopo millenni di ipotesi e congetture. Non a caso la varietà è nota come Astronauta ignoto.
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