Un aiuto inaspettato da Satoshi San
Dai Bitcoin una buona speranza per la filatelia.
Di Giulio Filippo Bolaffi
Con l’inizio del nuovo anno gli effetti della pandemia tardano a sparire, diversamente da quanto tutti auspicavano.
Tra ritardi nei processi di vaccinazione, nuove varianti e una classe politica che fa fatica a indicare una direzione chiara, per l’economia mondiale, italiana in particolare, il 2021 non si presenta sotto i migliori auspici. Le difficoltà del mondo del lavoro si ripercuotono anche sulla piccola “industria” del francobollo e neppure Bolaffi, come player primario del settore, può rallegrarsi per il momento storico. Per quanto sembri un controsenso, i tragici effetti del Covid-19 hanno però prodotto anche delle ricadute positive per la filatelia. Infatti le nuove modalità di lavoro e i nuovi ritmi della vita privata hanno enfatizzato un radicale cambio nei costumi della popolazione mondiale, principalmente a causa della limitata libertà negli spostamenti. Questa ha portato a una maggiore scarsità di materiale filatelico disponibile sul mercato, che rispetto ai tempi pre-Covid si presenta con una disponibilità marcatamente inferiore.
Questo effetto mi permette di nutrire un moderato ottimismo per il futuro, in quanto l’esperienza insegna che il momento in cui l’offerta diventa più rarefatta ha sempre anticipato una successiva crescita del mercato. Da un altro fronte le incertezze sul futuro, i timori di una ripresa inflazionistica soprattutto negli Stati Uniti e i tassi d’interesse mai così bassi hanno generato a livello globale un aumento della domanda di asset tangibili. Sebbene ai più l’esponenziale crescita dei Bitcoin sembri un fenomeno assurdo, è invece la chiara rappresentazione della ricerca di una concreta alternativa alle valute FIAT (con valore basato solo sulla fiducia dello Stato che le emette). Proprio come i francobolli! Nei mesi più recenti, anche il mondo collezionistico ha visto una crescente richiesta di beni filatelici che possono essere considerati un valido sostituto al tenere i soldi fermi in banca o nascosti “sotto il materasso”.
Il sistema Bitcoin si basa sul fondamento del suo fantomatico inventore, Satoshi Nakamoto: a un certo punto non se ne potranno più creare. Questo è il presupposto per un’offerta limitata, esattamente come il numero di pezzi conosciuti di un francobollo raro. Se dall’altra parte c’è una domanda superiore, anche solo di un’unità rispetto all’offerta – di bitcoin come di francobolli – si assiste a un mercato in crescita (a differenza delle banconote emesse dalle banche centrali, che – come abbiamo visto – sono stampate in quantitativi illimitati).
Il fenomeno Bitcoin ha portata globale, un pubblico tecnologicamente avanzato, in gran parte asiatico. Il mondo filatelico non ha una platea di pari dimensioni, ma è altrettanto accessibile e soddisfa la stessa potenziale esigenza di sostituire denaro “di carta” con qualcosa di tangibile. Con però qualcosa in più: il godimento personale e l’aspetto culturale intrinseco che, per quanto possano presentarsi sexy, … i Bitcoin mai potranno mai avere. Esistono già esperimenti di “tokenizzazione” (conversione in criptovalute) di asset reali, come immobili e opere d’arte. Siamo agli albori, ma la visione è la stessa: dare a una valuta – “crypto” in questo caso – un sottostante reale. “Più prima che poi” anche le grandi realtà filateliche potranno essere usate come sottostante di cryptovalute. È quanto accadeva per l’oro prima degli accordi di Bretton- Woods, quando si sapeva che una banconota da un dollaro non poteva essere stampata se a Fort Knox non c’era l’equivalente in lingotti…
Ringraziamo chi ha inventato il Bitcoin , perché credo aiuterà molto anche la filatelia. Arigatou Satoshi san!