Il Gronchi rosa non smette di stupire

Il Gronchi rosa non smette di stupire

Nel caveau del Museo storico della Comunicazione un tesoro inedito che Il Collezionista svela in anteprima.
Di Danilo Bogoni
 
Del Gronchi rosa si pensava di sapere tutto. Niente di più sbagliato. Al declinare del sessantennale, dal Museo storico della comunicazione – un
giacimento documentale che meriterebbe maggiore attenzione – è arrivata una sorpresa: la presenza di un contenitore con al suo interno 22 tra buste
e aerogrammi Gronchi rosa, uno dei quali con il francobollo ricoperto dal valore gemello grigio.
A sollevare il velo sull’inedito tesoretto è stata Gilda Gallerati, responsabile del polo culturale del ministero dello Sviluppo economico, e di conseguenza del Museo storico della comunicazione. Lo ha fatto il 21 giugno nell’ambito del “Tavolo dei postali” diffuso via Zoom, iniziativa ideata e condotta dall’Istituto di studi storici postali di Prato in sintonia con il museo. Titolo dell’intervento: “La bella posta: grand tour nelle collezioni del Museo storico della comunicazione”.
Un viaggio godibilissimo della durata di poco più di un’ora e mezza, che al minuto 52 ha fatto sobbalzare sulla sedia buona parte degli spettatori mostrando sei (di 22) buste delle quali si ignorava l’esistenza. Il contenitore in cui le preziose e finora inedite missive sono conservate reca la scritta “DCSP/5/2/1311/Pr/Pz del 19.6.1975”, stilata nel periodo in cui era in corso l’inventario del Museo postale, allestito all’interno dell’Ufficio postale di Roma Prati.
L’articolo integrale è pubblicato su IC 12.2021-03.2022

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