Beata gioventù
Finalmente una buona notizia che potrà dare nuovo slancio alla filatelia. Si chiama Errore di gioventù il francobollo vaticano emesso e subito ritirato.
Di Giulio Filippo Bolaffi
Di rado, negli ultimi tempi, mi è capitato di commentare una notizia filatelica con entusiasmo, ma scrivo questo editoriale con grande trasporto, felice di condividere finalmente una buona – o potenzialmente ottima – notizia.
Come spesso succede, è il caso a creare gli intrighi più inaspettati e sorprendenti, ed è quello che è avvenuto lo scorso maggio con il francobollo della Santa Sede dedicato alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona, emesso il 16 maggio e subito dopo ritirato (IC 9-11, pp. 21-23).
La celebrazione filatelica ha scatenato un polverone il giorno stesso della presentazione. Colpa dell’illustrazione legata al passato colonialista del Portogallo (perché ispirata al “Monumento alle scoperte” di Lisbona dedicato a Enrico il Navigatore) e quindi, in tempi di cancel culture, ritenuta inopportuna per comparire su un francobollo, tanto più se vaticano. Dopo due giorni il francobollo è stato ritirato e solo pochi esemplari (si stima siano circa 1.300) sono stati nel frattempo messi in circolazione.
Questa vicenda ricorda molto da vicino quella del Gronchi rosa, che ancora oggi, dopo oltre sessant’anni, è il francobollo italiano più famoso, anche al di fuori dell’ambito collezionistico. Con la differenza che la diffusione dell’esemplare ritirato nel 2023 è un cinquantesimo più bassa di quella del 1961, ma anche che il numero di collezionisti oggi è molto inferiore. Da queste considerazioni il facile appellativo di “nuovo Gronchi rosa” e poi la definizione, più identificativa ed efficace, di “Errore di gioventù”.
Da quando è uscita la notizia il prezzo dell’Errore di gioventù (inizialmente 3,10 euro di valore facciale) ha iniziato a salire e oggi si può tranquillamente dire che valga già più di un Gronchi rosa. Il mio pronostico è che nel tempo la quotazione sarà ancora destinata a crescere: tutti gli appassionati di francobolli della Santa Sede dovranno inserirlo in casella; tutti i possessori di un Gronchi rosa vorranno fare doppietta mettendone uno accanto al loro più storico esemplare; tutti i collezionisti di varietà mondiali cercheranno questo pezzo. Per cui il solo mercato filatelico tradizionale ha una potenziale domanda molto superiore all’offerta, ma questo è un semplice concetto di microeconomia del primo anno di università. La cosa che più mi entusiasma è che finalmente la filatelia ha di nuovo un argomento popolare di cui parlare e far parlare. E non si tratta di un’oscura speculazione, ma di un banale errore di cronaca quotidiana che, come all’epoca fu l’utilizzo di un atlante non aggiornato con i corretti confini del Perù, nel 2023 è stato l’aver sottovalutato le conseguenze di illustrare un monumento dedicato alle gesta di un conquistador.
Grazie all’Errore di gioventù si è tornati a parlare di filatelia sui quotidiani nazionali, qualcuno ha scoperto che i francobolli raccontano sempre una storia, altri all’improvviso iniziano a guardare quotidianamente le quotazioni di un oggetto che fino al giorno prima valeva solo il costo della tariffa postale, altri ancora scoprono la curiosità di cercare nei cassetti una vecchia collezione, a caccia di qualche altro pezzo più o meno raro. E soprattutto chi, ahimè, non ha mai usato un francobollo, finalmente ne ha scoperto per la prima volta l’esistenza.
Sarà la nemesi di un francobollo dedicato alla gioventù a rilanciare la filatelia tra i giovani? In ogni caso, beata gioventù!
PS: Per non scaldare troppo gli animi dei lettori, devo però segnalare anche l’intorpidente notizia del programma filatelico italiano del 2024 che – in attesa delle consuete integrazioni – conta più di cento francobolli frammentati in quasi altrettante emissioni, per lo più commemorative di anniversari poco tondi, celebrative di fatti e personaggi di cui nessuno conosceva l’esistenza o che ritornano su soggetti già visti in passato. La novità più eclatante sono le Winx, la serie tv che ha per protagoniste fatine animate ideate in Italia ed esportate in tutto il mondo: francobolli dall’ipotetico successo commerciale, che insieme alle fate fanno volare via anche l’ultima dignità che il francobollo, “statua di carta” citando mio padre Alberto Bolaffi, aveva.
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