“L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”
È inutile scandalizzarsi per emissioni dedicate a personaggi ignobili o a eventi irrilevanti. Il problema è più radicato e più serio: al Mimit i francobolli non interessano. E chi ci rimette sono i collezionisti.
Di Giulio Filippo Bolaffi
Con l’arrivo dell’autunno, insieme alla stagione filatelica riaprono anche le scuole. Se sui banchi ci fosse il burbero toscanaccio che nella vita correva in bicicletta, alla domanda “Che ne pensi della filatelia?” risponderebbe con la sua celebre frase che dà il titolo a questo editoriale. Purtroppo una recente infornata di emissioni filateliche ha fatto allarmare di nuovo i collezionisti, ma ritengo che dare ancora importanza alla scelta delle nuove emissioni da parte del ministero delle Imprese e del made in Italy sia, di fatto, un errore, dal momento che, quanto con decreto viene stabilito e poi dato alle stampe, ormai è finalizzato solo a meri scopi commerciali-clientelari e non più a uso postale, ossia quello intrinseco del francobollo di una volta.
Si è gridato allo scandalo per l’emissione dedicata al gerarca fascista Italo Foschi (cfr. pp. 3-6), ma non è di certo un evento isolato o sconvolgente, visto che negli ultimi tempi sono stati dedicati francobolli anche al ventesimo anniversario della caduta del muro di Gorizia o alla celebrazione dell’Associazione nazionale dei funzionari dell’amministrazione civile dell’Interno, solo per citarne un paio. Per cui, più che infuriarsi per aver “investito” di importanza Foschi, per me questo episodio altro non è che la normalità nel novero di un numero sempre crescente di emissioni votate a iniziative senza alcuna, reale, importanza.
A ciò si aggiunge la recente decisione di spacchettare emissioni storicamente composte da più valori (come la serie Turistica), in singole uscite, ciascuna di un francobollo (cfr. pag. 17). Un ulteriore allargamento delle maglie, rispetto ai tradizionali e rigidi canoni in base ai quali dovrebbero essere concepite le nuove emissioni: poche, in serie di più valori, dedicate esclusivamente a fatti e personaggi degni di nota.
Dietro tutte queste iniziative non vedo – a differenza di altri – un contorto disegno politico o altre strategie occulte, bensì solo trascuratezza e poca importanza attribuita al francobollo; ma ovviamente chi ne esce ulteriormente martoriato è sempre e solo il collezionista che alla fine deve riempire la casella. Quindi, l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!
Con ben altri risultati e altra fama rispetto a Gino Bartali, era un ciclista anche il mio bisnonno Alberto, del quale a novembre ricorre il 150esimo anniversario della nascita (cfr. pp. 31-33). Sono certo che la situazione filatelica attuale lo sconcerterebbe. Alla sua epoca c’erano infatti pochi francobolli, emessi esclusivamente per spedire la corrispondenza, con l’intento che chi la ricevesse potesse ammirare sulla marca postale l’importanza della nazione emittente mediante la raffigurazione, in primis, dei suoi regnanti, o delle sue bellezze, o dei suoi personaggi più famosi.
Tra le sue tante iniziative pionieristiche, Alberto Bolaffi senior è stato anche l’ispiratore di quello che poi sarebbe diventato il Catalogo Bolaffi dei francobolli, che questo autunno verrà aggiornato in tre diverse edizioni – Antichi Stati e Regno, Repubblica, Colonie e Occupazioni – volte a rappresentare fedelmente l’attuale situazione del mercato. Almeno i “vecchi” francobolli danno ancora soddisfazione, diversamente da quanto viene emesso al giorno d’oggi e che mi ha fatto disturbare il grande Bartali e la sua celebre esternazione…
Buon collezionismo e tanti auguri bisnonno!
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