La collezione di francobolli del futuro
A chi chiede se sia meglio una raccolta di filatelia tradizionale o di storia postale, la risposta è: “Due sono meglio di una”.
Di Giulio Filippo Bolaffi
Meglio Mazzola o Rivera? I Beatles o i Rolling Stones? A queste domande si è cercato di dare risposta milioni di volte, ma inevitabilmente il dibattito rimane aperto e non ci sarà mai un responso univoco. È altrettanto impossibile rispondere con certezza al quesito se sia meglio la filatelia tradizionale o la storia postale. Sicuramente fino al nuovo millennio la prima la faceva da padrone e, non a caso, tutte le principali collezioni mondiali si erano sviluppate seguendo questo filone. L’obiettivo era presentare ogni pezzo della collezione nelle sue varie declinazioni (nuovo, blocco, busta, etc.). Uno schema inscalfibile, rigido e ordinato, che rappresentava una doppia sfida per il collezionista: riempire tutte le caselle obbligatorie e migliorare costantemente la qualità. Infatti, due raccolte di filatelia tradizionale, anche se relative a paesi o ad aree diverse, sono facilmente paragonabili tra loro e pongono le stesse regole ai collezionisti, che si confrontano ad armi pari su un simile campo di battaglia.
Se, fino agli anni Duemila, una collezione di storia postale era considerata marginale, in quanto non incasellabile e, con un po’ di snobismo, spesso di inferiore valore economico rispetto a una tradizionale, con il nuovo millennio le cose sono molto cambiate. La storia postale si può sviluppare attorno a qualsiasi emissione, periodo storico, area geografica, rotta postale e molti altri filoni. Questo dà libero sfogo alla fantasia del collezionista e rende praticamente impossibile il confronto tra due collezioni per importanza, completezza e valore. Non va dimenticato poi che il francobollo è nato per uso postale, quindi nella storia postale trova la sua intrinseca ragion d’essere.
Oggi spesso mi viene posta la questione se sia “migliore” un tipo di collezione o un altro. Meglio Coppi o Bartali? Meglio un cane o un gatto? Io preferisco Bartali, i cani e la filatelia tradizionale, ma è un giudizio personale e non una considerazione oggettiva. Da un lato, nella filatelia tradizionale c’è molto meno spazio per la fantasia, ma è sovrana la razionalità nella ricerca della “casella vuota”. All’opposto, nella storia postale a volte una data, una destinazione, una tariffa o un timbro possono essere letti in molti modi diversi e, mettendo in secondo piano il francobollo, la lettera vive mille vite.
Se prendessimo per esempio il francobollo più famoso d’Italia, il Tre lire di Toscana, i suoi due soli usi postali conosciuti su busta sarebbero i protagonisti indiscussi di entrambe le collezioni (tradizionale e di storia postale); tuttavia, è innegabile che questi sono molto più importanti per la loro unicità filatelica – esaltata a pieno dalla filatelia tradizionale – piuttosto che per la tariffa o il tragitto affrontato…
Nell’ultimo editoriale del 2024 rinnovo come da tradizione a tutti i lettori e i collezionisti i migliori auguri per una nuova, splendida, stagione filatelica, a prescindere che propendano per la filatelia tradizionale o per la storia postale. Per trovare un punto di incontro segnalo che esistono molti esemplari che, in base al proprio gusto collezionistico (e non necessariamente di valore milionario come il Tre lire di Toscana sopra citato), possono essere inseriti in entrambe le raccolte: per cui, prendendo in prestito lo slogan di una celebre pubblicità degli anni Novanta, “Due collezioni sono meglio di una!”.
Buon 2025 filatelico.
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