Giorgio e Tania Cagnotto sul collezionismo
Questione di dna, una combinazione felice di cromosomi trasmessi da padre (e madre) a figlia, campioni di tuffi, che all’acqua e all’aria danno del tu. Lui è Giorgio Cagnotto, torinese, classe 1947, un palmarès che vanta, fra l’altro, un oro agli europei, due argenti e due bronzi olimpici. È commissario tecnico della nazionale italiana di tuffi e allenatore della figlia Tania. Lei ha solo 28 anni ma ha già conquistato un argento mondiale e dodici ori agli europei. Interprete elegantissima del trampolino e della piattaforma, è la prima italiana ad aver vinto una medaglia mondiale nei tuffi. E il suo bottino non è ancora completo…
di Domitilla D’Angelo
Colleziona qualcosa oltre alle medaglie?
G. Quando ho iniziato a gareggiare collezionavo francobolli e monete allora in corso nei paesi dove andavo. In un botteghino in Russia, negli anni Sessanta, ricordo di aver comprato francobolli con i vettori spaziali e la cagnetta Laika. Poi ho lasciato perdere. La raccolta che invece continuo è quella delle buste annullate il giorno di inaugurazione delle Olimpiadi.
T. Colleziono i pass delle gare.
Cosa spinge le persone a collezionare?
G. La voglia del possesso esclusivo.
T. Il desiderio di coltivare ricordi.
Le qualità positive del collezionare francobolli e monete…
G. Interessarsi ad argomenti che fanno parte della nostra cultura.
T. Aver cura delle proprie cose, nutrire una passione.
E le negative…
G. Se la ricerca del pezzo mancante diventa esasperata, può subentrare una sorta di frustrazione.
T. Si può diventare estremamente possessivi.
Che valore attribuisce alla filatelia e alla numismatica?
G. Permettono di andare indietro nel tempo, dando un punto di vista diverso della storia ufficiale.
T. Come nei tuffi, si punta al perfezionismo.
Un ricordo personale legato a un francobollo?
G. Nel 1964 è stata la mia prima Olimpiade, lì ho iniziato a collezionare annulli del giorno dell’inaugurazione dei Giochi olimpici.
T. Non ho ricordi diretti, ma i francobolli mi fanno pensare a mio zio che è collezionista.
E a una moneta?
G. Penso a una che ho avuto come portachiavi, l’ho presa nel 1968 alle Olimpiadi in Messico, era un 100 pesos d’oro. Invece a Montreal, nel 1976, io, Klaus (Dibiasi [ndr]) e la Simeoni, invitati a una cerimonia, abbiamo ricevuto in dono una moneta d’oro di quell’edizione dei Giochi. Una è un ricordo, l’altra ha valore.
T. Porto con me nel portafoglio una moneta spagnola, ma è recente.
Si dice che entro pochi anni monete e francobolli scompariranno. Se ne avrà nostalgia?
G. Penso di sì. Scrivere e ricevere lettere era bello: guardavi la scrittura e capivi chi ti aveva scritto. Anche se per praticità le lettere sono state soppiantate dall’email, credo però che si continuerà sempre a scrivere messaggi.
T. Molto probabilmente sì.
Collezionare è una gara. Cosa serve per vincere?
G. Ostinazione, perseveranza, esperienza, passione e, per il collezionismo, anche una certa disponibilità finanziaria.
T. Serve sempre tanta pazienza.