Diciannove secoli dalla Redenzione
di Valerio Innocenti
L’emissione dei sette valori – quattro di posta ordinaria, tre di posta aerea – per l’anno santo 1933, usciti il 23 ottobre dello stesso anno, fu suggerita dall’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ma certamente non ce n’era bisogno, visti i buoni rapporti stabiliti con la Chiesa dopo la firma dei Patti lateranensi e il presumibile vantaggio turistico per Roma. Anticipato nel 1294 dalla Perdonanza di papa Celestino V che concedeva l’indulgenza plenaria a chi in un certo giorno si pentiva in una certa chiesa dell’Aquila, a seguito del successo ottenuto nel febbraio 1300 fu trasformato da Bonifacio VIII in Giubileo universale, o Anno santo perché durò l’intero anno (che all’epoca si faceva iniziare il 1º marzo), con l’indulgenza plenaria concessa a tutti coloro che visitavano le basiliche di San Pietro e di San Paolo fuori le mura. E Dante racconta che si dovette istituire il senso di marcia sul ponte di Castel Sant’Angelo tale fu l’afflusso di pellegrini. Inizialmente il Giubileo doveva tenersi ogni cento anni, ma l’intervallo fu ben presto ridotto prima a cinquanta, poi a trentatre (gli anni di Cristo) e infine a venticinque, ma si sono avuti anche anni santi straordinari, come il ventiquattresimo, stabilito da Pio XI l’8 aprile 1933 per ricordare il diciannovesimo centenario della Redenzione ed esaltare la pace.
La realizzazione delle immagini (150 euro la quotazione della serie completa) venne affidata a Corrado Mezzana, che seppe riassumere tutte le tematiche legate all’evento, pur con interventi esterni, come quello che fece abbandonare il primo bozzetto del 2,55+2,50 lire, che invece del volo di colombe presentava gli strumenti del martirio e per questo fu giudicato troppo drammatico. O il ritocco del 20 centesimi con la cupola michelangiolesca sovrastata dalla «visione del Calvario», che inizialmente presentava tutte e tre le croci. Curiosa la storia del bozzetto con «un angelo luminoso che appare sulla Porta Santa e mostra al mondo la croce della redenzione», in effetti una rielaborazione di quello presentato dal Mezzana per l’anno santo 1925, suo primo lavoro filatelico. Più tradizionale l’ultimo, destinato alla posta aerea, dove figura «una colomba, col ramo di ulivo, in volo tra la cupola di San Pietro e la basilica del Santo Sepolcro», in cui tra l’altro, a causa dell’adattamento al formato orizzontale, si perde l’idea dell’inquadratura a forma di croce, contornata da rami d’ulivo e sormontata dagli stemmi d’Italia e dell’ordine equestre.