Paola Mastrocola sul collezionismo
Leggi i romanzi di Paola Mastrocola e ti chiedi se a scriverli sia stato un adulto con l’esuberanza di un adolescente o un adolescente con le ansie di un adulto. Ironia, riflessività, sogni e smarrimenti. Un po’ fiaba e un po’ lezione di vita, già all’esordio, nel 2000, con La gallina volante (Guanda); come anche nell’ultimo, uscito questa primavera, Non so niente di te (Einaudi). Ma lei, Paola Mastrocola (Torino 1956), moglie, madre, giornalista e insegnante, nella vita è concreta, reale, con quell’understatement tutto torinese che le attribuisce un profilo basso anche nel successo.
di Domitilla D’Angelo |
Colleziona? Raccolgo sassi di mare, conchiglie, lupi (pupazzetti, immagini…). Non posso dire che si tratti di un vero e proprio collezionare. Manca, come si può notare, il valore dell’oggetto, la sua unicità riconosciuta e garantita. Quindi parlerei piuttosto di un raccogliere, e poi ammassare. Raccolgo, e ammasso, anche gli oggetti che il mare lascia ogni mattina sulle spiagge: giocattoli, tappi, pezzi di legno levigato, formine, animaletti di plastica. Un giorno ne farò qualcosa, storie, quadri, installazioni, non so ancora.
Cosa spinge le persone a collezionare? L’amore per le cose uniche e irripetibili. E l’amore per il tempo. Credo che di un oggetto sia importante quando è nato, quando è stato prodotto, quell’anno e mai più, in quel posto e non in un altro. Se tu possiedi quell’oggetto unico, lo proteggi, lo metti al riparo; sei il testimone e il custode. È un po’ come diventare genitore: quella “creatura” si trova a vivere a casa tua, ha un indirizzo, un posto, una vita con te.
Le qualità positive e le negative del collezionista… Il collezionista è qualcuno che si prende cura, e responsabilità delle cose, della loro storia. Il rischio è che diventi un po’ maniacale: se gli prende la mano, magari rincorre un oggetto per completare la sua collezione e non per l’oggetto in sé. Sì, il rischio è che le cose perdano il loro valore intrinseco, essenziale.
Che valore attribuisce alla filatelia? So poco, ahimè, di filatelia. Ma nel mio immaginario, è la Storia in miniatura: fatti, personaggi, eventi che uno stato ha voluto ricordare attraverso un’immagine di qualche centimetro quadro.
E alla numismatica? Anche di numismatica so poco. Ma m’incanto su una moneta antica, sul disegno a rilievo, su quei minimi, appena accennati, bassorilievi. M’incanto anche a decifrare le scritte, a percorrere le lettere intorno al cerchio più esterno, a volte quasi indecifrabili.
Quale è il suo rapporto con la posta? Adoro la posta. il gesto fisico di spedire: comprare la carta da lettere giusta, scrivere con la penna stilo sulla carta, imbustare, mettere il francobollo, andare per strada a cercare la buca più vicina. E poi aspettare! Che la lettera arrivi, che il destinatario risponda. Una settimana, due… magari anche un mese. E poi un giorno vedere la lettera di chi ha risposto, riconoscerla dalla scrittura, dal colore della busta… Gesti perduti, di un mondo che non è più.
Un ricordo personale legato a un francobollo? E a una moneta? Non mi vengono ricordi legati a un solo francobollo. Ma vorrei raccontare il mio amore per i francobolli quando ero bambina. Non avevo i soldi per fare una vera collezione, ma i francobolli… mi parlavano! Li volevo. Così li staccavo dalle lettere e cartoline che arrivavano in casa. Direi che mi piaceva che mi scrivessero anche solo per ricavarne il francobollo. Era un rito, prendevo un pentolino e lo mettevo sul fuoco con un po’ d’acqua. Poi quando l’acqua bolliva, posizionavo la busta sopra, così che al vapore il francobollo si staccasse, poi lo facevo asciugare tra due pesi perché rimanesse bello piatto e liscio, e lo mettevo in certi quadernini che mi facevano da album. Il bello era sfogliare quelle pagine, rimirare un francobollo per volta, sfiorarlo, ricordare quando lo avevo ricevuto. Mi piacevano soprattutto quelli dei grandi personaggi, gli scrittori innanzi tutto, o gli artisti come Michelangelo, Tiziano… Ma anche i francobolli con gli animali, o i monumenti delle città italiane.
Si dice che entro pochi anni monete e francobolli scompariranno. Se ne avrà nostalgia?
Noi siamo la generazione più colpita dalla sparizione di oggetti come le monete e i francobolli (forse anche i libri?), perché siamo a cavallo tra il mondo com’era e il mondo come sarà: teniamo memoria, noi! Abbiamo visto cose che i giovani non sanno nemmeno che sono esistite e che quindi non sapranno rimpiangere. Noi invece sì, noi conosciamo bene l’arte del rimpianto e della nostalgia.
A scuola le capita di parlare di monete e francobolli? Nei suoi romanzi compaiono mai?
Non parlo mai di francobolli e monete a scuola, e nemmeno dei miei romanzi. È un peccato, una mancanza a cui mi fa pensare ora la sua domanda, e a cui, mi dico, bisognerà porre rimedio.