Amedeo di Savoia, Re dentellato
di Marco De Mattei |
I nostri sovrani, da Vittorio Emanuele II a (indirettamente) Umberto II, occupano un posto a pieno titolo nell’album filatelico d’Italia. Ma c’è un Savoia – che fu re, e come tale è stato dentellato – che trova posto nella collezione di Spagna. Amedeo Ferdinando Maria di Savoia, duca d’Aosta (capostipite della dinastia Savoia-Aosta), era il terzogenito di Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Nato a Torino, a Torino morì (1845-1890). Giovane ufficiale, aveva preso parte valorosamente alla Terza guerra d’indipendenza per la quale fu decorato con la medaglia d’oro. Valor militare a parte, Amedeo era cauto di indole, non brillante, non troppo ambizioso. E infatti solo dopo lunghe esitazioni (era ancora fresco il ricordo dell’assassinio in Messico di Massimiliano d’Asburgo) si piegò alle pressioni del padre che gli suggeriva di succedere sul trono di Spagna, vacante dopo la deposizione di Isabella II. Casa Savoia poteva aspirare alla sovranità in virtù del diritto acquisito dai trattati di Utrecht del 1713. Il 16 novembre 1870 le Cortes spagnole designarono Amedeo re con 191 voti a favore e 120 contrari: non certo una maggioranza schiacciante. Amedeo, che giurò fedeltà alla costituzione a Madrid il 2 gennaio 1871, divenne Amadeo Primero de Saboya, ma era spregiativamente chiamato don Macarrones primero. «Verrà? Non verrà? Se verrà, se ne andrà!» era la filastrocca che si cantava a Madrid mentre il neoeletto era ancora in viaggio. E infatti il suo regno si dimostrò terribilmente instabile: era forte il dissenso della fronda carlista (sostenitrice dell’investitura di don Carlos di Borbone, fratello del defunto monarca Ferdinando VII), forte l’opposizione degli attivisti repubblicani e anarchici, forte il fastidio dell’aristocrazia e del popolo per il re straniero, forte l’ostilità del clero, che avversava la costituzione di impronta laica. L’unico sostegno gli veniva dai liberali. La situazione si aggravò ulteriormente con lo scoppio di una ribellione indipendentista a Cuba, la scissione nello schieramento liberale, le rivolte in Catalogna, lo sciopero degli ufficiali di artiglieria. Vittima di ripetuti attentati, l’11 febbraio 1873 Amedeo abdicò, non prima di aver definito pubblicamente gli spagnoli «ingovernabili». Partì per il Portogallo e da lì si imbarcò per tornare in patria. Se ne tornò amareggiato a Torino, dove incappò nelle ire del padre. Riprese il titolo di duca d’Aosta, senza però ricoprire incarichi politici. Rimasto vedovo, si risposò. Appena quarantacinquenne, morì per una polmonite. Riposa nella cripta reale della Basilica di Superga, sulle colline di Torino.
Anche se non fu amato dagli spagnoli, ad Amedeo non furono negati i tributi dentellati d’obbligo da parte del regno e dei suoi territori. Quando giurò fedeltà alla costituzione come re di Spagna, i francobolli in circolazione nel paese (e nei possedimenti d’oltremare) erano quelli emessi nel 1870 noti come La Matrona, allegoria della nazione. Il 1° ottobre 1872 usciva l’emissione celebrativa per il nuovo sovrano: si trattava dei valori da 6, 10, 12, 25, 40 e 50 centesimi. Disegnati da Eugenio Juliá Jover e stampati dalla Fabrica Nacional del Sello in fogli da cento esemplari, i primi per Amedeo furono anche i primi spagnoli con il valore facciale espresso in peseta e centesimi di peseta (invece che in cuartos, reales, escudos e centesimi). Seguirono l’1, il 4 e il 10 pesetas, con il volto del monarca di profilo. A fine anno una riforma delle tariffe impose l’emissione per il 1° gennaio 1873 di due nuovi tagli – il 5 e il 20 centesimi – e la riemissione, in colore diverso, del 10 centesimi (azzurro invece che violetto). Nonostante l’abdicazione di Amedeo a febbraio, i suoi francobolli rimasero in circolazione fino al 1° luglio 1873, quando furono sostituiti da quelli con l’allegoria della nuova repubblica.
Oltreoceano il Savoia ricevette il tributo anche di sette valori (fra cui due non emessi) delle Filippine e tre delle Antille. Gli esemplari delle Antille vennero sovrastampati per Porto Rico. Nonostante la vocazione indipendentista, anche la lontana Cuba celebrò il nuovo sovrano, ma con un solo taglio, da 12½ centesimi di peseta. Il possedimento di Fernando Poo, la piccola isola davanti alle coste del Camerun, fu l’unico a non emettere francobolli. A queste cartevalori vanno aggiunti anche i francobolli per il servizio telegrafico emessi durante il breve regno, alcuni dei quali ritraevano il volto baffuto del re, altri le armi di casa Savoia. Una piccola – e finanziariamente non troppo impegnativa (alcune migliaia di euro) – parentesi filatelica italiana nell’album spagnolo.