La storia del Gronchi rosa
Il 12 dicembre 1960 il Consiglio dei ministri decise l’emissione di una serie celebrativa del viaggio in Sudamerica del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi; la data di uscita fu stabilita per il 3 aprile 1961 (tre giorni prima del decollo dell’aereo presidenziale), così da permettere agli interessati di predisporre gli aerogrammi e di imbarcarli nel dispaccio dell’aereo presidenziale.
Tutto sarebbe filato liscio se il bozzettista Renato Mura non avesse utilizzato per delineare i confini del Perù un’edizione non aggiornata (del 1939!) dell’atlante De Agostini, sulla quale il cosiddetto triangolo amazzonico – un territorio pari a oltre metà Italia aspramente conteso fra Perù ed Ecuador – non era attribuito al Perù (cui spettava), ma all’Ecuador.
La mattina del primo giorno d’emissione il colpo di scena: l’ambasciata del Perù a Roma informa il ministero italiano degli Affari esteri del «grave, anzi gravissimo errore». Si innesca la catena delle responsabilità: il ministero degli Esteri ingiunge subito al ministero delle Poste di rimediare tempestivamente al caso, che rischia di compromettere la visita del presidente. E la notte stessa il ministro delle Poste, Lorenzo Spallino, fa diramare un telegramma alle direzioni provinciali con l’ordine di sospendere la vendita del francobollo. In ottemperanza alla disposizione ministeriale quasi ovunque il giorno successivo il francobollo non è più in vendita. Intanto però i collezionisti se ne sono accorti, se ne sono accorti i giornalisti, ne parlano giornali e telegiornali, e il caso monta. Come pure la quotazione del francobollo ritirato: che balza a 2-3 mila lire.
Al Poligrafico intanto si lavora per rimediare alla gaffe: un nuovo esemplare, di colore ardesia, viene disegnato (con i confini corretti) e mandato in stampa in tutta fretta (i primi esemplari saranno pronti la notte del 5 aprile). La decisione viene resa nota la sera del 4 aprile, ma appresa dai più la mattina del giorno successivo. Sono trascorsi solo due giorni e il prezzo del Gronchi rosa si è impennato fino a 10 mila lire. Il 5 aprile l’associazione dei commercianti filatelici invita le istituzioni a rimettere in circolazione il francobollo a scopo unicamente collezionistico (escludendo l’uso postale) per disinnescare la speculazione che intanto si è avviata: l’appello rimarrà inascoltato. Alla sera scade il termine per la consegna all’ufficio postale degli aerogrammi da stivare nell’aereo presidenziale. Cosa fare con i francobolli sbagliati già apposti sugli aerogrammi? La soluzione elaborata è del tutto anomala: una trentina di impiegati postali provvedono a ricoprire, a tamburo battente ma non sempre a regola d’arte, i Gronchi rosa apposti sugli aerogrammi con i primi esemplari del nuovo francobollo grigio. Superfluo segnalare che, nella fretta, molti sfuggirono alla ricopertura, creando rarità di prima grandezza dell’album filatelico italiano.
La vicenda non era però ancora conclusa. Dei due milioni di esemplari stampati, ne furono distribuiti 79.445, e di questi 10.160 vennero ricoperti; furono quindi poco più di 69 mila quelli in circolazione. Che fare dei rimanenti 920 mila 375 non venduti? Una commissione ministeriale istituita nel maggio del 1961 dal ministro delle poste accertò che l’errore non era stato intenzionale e decise la distruzione di tutti gli esemplari invenduti, che nel frattempo erano stati richiamati dalle varie direzioni postali, contati e messi in sacchi sigillati. Il 28 luglio furono distrutti, per macerazione in una cartiera del Poligrafico; lo stesso giorno furono triturati anche i 30 mila bollettini illustrativi che avrebbero dovuto accompagnare l’emissione. Solo due fogli interi, due quartine e due singoli furono salvati e destinati al Museo storico postale.
Mai in Italia, mai nel mondo si era manifestata verso un francobollo una così violenta damnatio memoriae. Che però a nulla valse se non a creare un caso eccezionale: l’unico francobollo che ha avuto una regolare vita postale limitata a un solo giorno, e, nonostante la patente di ufficialità, l’unico francobollo disconosciuto dall’amministrazione postale italiana. E ancora: l’unico francobollo ricoperto. Un francobollo raro per volere dello Stato, e che pure nel corso del tempo ha sempre riservato soddisfazioni ai collezionisti che gli hanno concesso il proprio favore.
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