Anatoly Karpov
di Giulia Ortis
«Considero i francobolli un’utile e importante chiave d’accesso per mettersi in connessione con culture diverse e una strada maestra per comunicare con le persone di tutto il mondo»
«Il ragazzo non sa nulla di scacchi: non vedo alcun futuro per lui in questa professione». Il giudizio espresso dall’ex campione del mondo e maestro Mikhail Botvinnik avrebbe pesato come una pietra tombale sulle velleità di qualunque aspirante scacchista. Non però su Anatoly Yevgenyevich Karpov, destinato a diventare uno dei più forti giocatori del mondo. Nato nel 1951 nella regione degli Urali, “Tolja” si era avvicinato agli scacchi a quattro anni. Con il tempo, applicazione e studio Karpov ha smentito il cattivo giudizio di Botvinnik diventando a soli 15 anni il più giovane maestro dell’Unione Sovietica e arrivando a inserire nel suo palmares il titolo di campione del mondo dal 1975 al 1985 sotto la bandiera dell’Unione Sovietica, e dal 1993 al 1999 sotto quello della Russia. Campione nonostante la salute cagionevole, che non gli impedì però di sfidare – in confronti che ai tempi della cortina di ferro assumevano una colorita connotazione politica – lo statunitense Bobby Fisher (che diede forfait), il dissidente fuoriuscito Viktor Korčnoj e l’irrequieto Garri Kasparov. Uomo di cultura, impegnato politicamente (nella nomenclatura del regime), nel tempo libero il campione di scacchi si rilassa collezionando libri sugli scacchi (possiede oltre 9mila volumi). E francobolli: dopo il primo messo in collezione – quello sovietico del 1951 celebrativo dei 40 anni dell’Armata rossa – gli esemplari tematici sugli scacchi, sulle Olimpiadi e su “animali che non vivono in Russia” (come canguri e zebre), con inaspettate incursioni fra i valori delle colonie britanniche. Ma la raccolta più estesa e pregiata era quella di filatelia e storia postale del Belgio e delle colonie belghe, dispersa nel 2011 e 2012 in due tornate d’asta.