Indietro tutta
di Domitilla D’Angelo
Gli Stati generali della filatelia, convocati il 12 maggio dal sottosegretario Antonello Giacomelli, hanno fatto ben sperare, ma l’onda lunga dei loro benefici non si è ancora sentita.
Anzi, giugno è stato un mese horribilis per i collezionisti di nuove emissioni italiane.
Ha infatti deluso le aspettative di chi confidava in un francobollo vivace per celebrare un personaggio vivente (almeno così era stato sdoganato), proponendo non tanto il ritratto di Tina Anselmi, prima italiana nominata ministro – quanto, kafkianamente, il verbale del suo giuramento di fedeltà alla Repubblica.
Evviva, l’ennesimo francobollo per la Croce rossa (pp. 38-39 )! Nonostante le tante benemerenze dell’istituzione, però, repetita non iuvant.
E poi, soprattutto, ecco sbocciare un florilegio di integrative dai contenuti quanto meno opinabili.
Vale proprio la pena dentellare il venerabile Teresio Olivelli? Fascista della prima ora (una dissertazione sul razzismo gli valse la vittoria ai Littoriali di Trieste), dopo l’armistizio dell’8 settembre fu arrestato e imprigionato dai tedeschi; evase e si unì alle formazioni partigiane di impronta cattolica; catturato nuovamente e trasferito nei lager in Germania, morì a Hersbruck mentre tentava di difendere un compagno di prigionia. Fascista per tanti anni, partigiano per cinque mesi: se si voleva onorare un uomo della Resistenza, possibile che non se ne siano trovati altri dal curriculum più cristallino?
E che dire del terzo centenario del Bando del granduca di Toscana “sopra la dichiarazione de’ confini delle quattro regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Valdarno di sopra”? Lo emanò il 24 settembre 1716 Cosimo III de’ Medici per delimitare con precisione i confini geografici delle quattro regioni, già allora pregiate zone di produzione vitivinicola. Voleva tutelare i vini toscani e, a studiar bene le carte – ma bene, bene –, il bando rappresenta la nascita della denominazione di origine controllata. Ma che fatica per arrivarci!
Nell’album si dovrà fare spazio anche al gesuita Leonardo Ximenes, a una santa, Francesca Saverio Cabrini, ricordata nel 70° anniversario della canonizzazione, e alla basilica-santuario di Santa Maria della Quercia a Viterbo. A rimarcare, ancora una volta, che l’Italia è una nazione di santi, navigatori e poeti. Santi, soprattutto.
Due francobolli potrebbero poi giovare ai buoni rapporti con la Francia – devono aver pensato al Mise – celebrando il 350° anniversario della fondazione dell’Accademia di Francia a Roma (congiunta con i nostri cugini transalpini) e il 60° anniversario del gemellaggio tra Roma e Parigi: ricorrenza, questa, che oltralpe non hanno neppure ritenuto opportuno ricordare.
Ditemi voi se queste si configura come una strategia efficace per rilanciare la filatelia? Questi francobolli non possiedono atout: non seducono e, a meno di soluzioni grafiche ardite, non avranno alcuna chance di “tirar su” nuovi collezionisti. Semmai, di lasciar per strada chi collezionista già lo è.
E infine, e probabilmente queste scelte sono più motivate, tre realtà del tessuto produttivo ed economico italiano: il pastificio De Cecco, il quotidiano ligure Il secolo XIX e Slow Food, associazione internazionale fondata a Bra (CN) per «ridare valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali».