DOVE NON ARRIVA LA LEGGE CI PENSA LA GIUSTIZIA
Il mio punto di vista sulla sentenza di Torino
di Giulio Filippo Bolaffi
Da una decina di anni il mondo del collezionismo filatelico attendeva da parte di un giudice una sentenza che facesse definitivamente chiarezza in un ambito dai contorni giuridici non bene definiti e per questo sfruttato da soprintendenti in cerca di notorietà. Infatti, in attesa di una legge che integrasse un capitolo su cui l’ottimo Codice Urbani non si era soffermato, solo una “prima volta” giurisprudenziale avrebbe potuto fermare l’arbitrario modus operandi di alcuni funzionari di Stato.
A gennaio la sentenza è finalmente arrivata. Fra i vari capi di imputazione attribuiti a un commerciante filatelico del Torinese, c’era anche la presunta demanialità di una parte della sua merce, ormai da lungo tempo sottoposta a sequestro.
Purtroppo il tenore del pronunciamento del giudice non è stato quello che i collezionisti speravano (pp. 4-5). Eppure io vedo il lato positivo di questa vicenda giudiziaria, che ha finalmente avviato un iter che porterà a una nuova sentenza. Se infatti il giudice ha pedissequamente accettato le tesi proposte dall’accusa – la puntigliosa penna del funzionario della sovrintendenza archivistica di turno – nella sostanza si è trattato di un bell’esercizio di stile e nulla di più. Infatti, in materia penale, il passaggio giuridico cruciale è quello che decide se condannare o prosciogliere l’imputato.
In virtù della prescrizione, tutti i reati contestati e di interesse per il mondo del nostro collezionismo sono decaduti. E il giudice, sapendo che quei capi d’accusa sarebbero decaduti ai termini di legge, non li ha approfonditi. L’unico reato contestato ancora non soggetto a prescrizione riguardava invece l’omissione della denuncia per l’esportazione dei beni, ma era inconfutabile e infatti il giudice l’ha correttamente analizzato e interpretato, attribuendone la responsabilità penale a carico dell’imputato.
Al di là della vicenda personale del commerciante, questo caso giudiziario rappresenta invece un’ottima notizia per i collezionisti. Infatti, in appello, non sarà più un giudice monocratico, ma un collegio giudicante ad analizzare con maggiore attenzione tutti i capi di imputazione, inclusi quelli decaduti a cui i collezionisti sono molto sensibili. Potendo disporre di maggiore tempo, i membri del collegio della Corte d’appello potranno facilmente rilevare l’illogicità della situazione e l’arbitrarietà operativa di alcuni funzionari delle soprintendenze archivistiche e avranno la possibilità di creare un importante precedente, in attesa della formulazione di un nuovo provvedimento legislativo che dipani la questione e permetta di nuovo di collezionare liberamente quello che da sempre è oggetto di libero scambio.