I Sopravvissuti (al referendum del 1946)
Nonostante la damnatio memoriae i valori del regime Fascista erano in corso ancora in epoca repubblicana
di Franco Filanci
Nel 1946 casa Savoia lascia l’Italia. Colpa dei due ultimi Vittorio Emanuele: il III per aver accettato prima l’avvento al potere di Mussolini e poi una guerra rivelatasi disastrosa; il II perché nel marzo 1861 aveva accettato la corona d’Italia per sé e i suoi eredi ma – per dimostrare a Napoleone che l’unificazione italiana non era frutto di conquista – anche una pericolosa aggiunta al titolo di re, non solo «per grazia di Dio» ma pure «per volontà della Nazione». E la Nazione 85 anni dopo ha cambiato idea sancendola con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946.
Malgrado i risultati definitivi giungano dopo più di quindici giorni (al momento pure i telefoni scarseggiano e tutto viaggia praticamente per posta), già il 12 giugno il presidente del consiglio Alcide De Gasperi ha assunto le funzioni di Capo provvisorio dello Stato; e Umberto II, re da appena un mese, pur protestando per questo «atto rivoluzionario», il giorno dopo parte in aereo per il Portogallo con famiglia, collaboratori e bagagli. E dopo un altro giorno, il 14 giugno, il ministro del Tesoro, Epicarmo Corbino, e quello delle Poste, Mario Scelba, firmano un decreto che pone fuori corso tutte le carte-valori apparse prima della serie Democratica (con qualche eccezione all’insegna del risparmi o e della funzionalità), e ne autorizza alcune nuove, tra cui una cartolina e due biglietti postali che recano ancora lo stemma sabaudo. È un atto che anticipa di quasi una settimana il primo decreto firmato da Alcide De Gasperi come capo dello Stato, con cui si impone proprio l’eliminazione dei simboli sabaudi da tutti i moduli, le carte-valori e gli stampati dello Stato. E l’elenco dei valori tolti di corso è lungo e minuzioso, comprendendo non solo quelli con l’effigie dell’ex-monarca e i suoi simboli dinastici, ma anche tutti quelli che presentano i fascetti, per quanto minuscoli, o che possono confondersi con altri che li hanno. Spesso sono carte-valori mantenute in uso soprattutto per ragioni di risparmio, sia delle giacenze che delle materie prime necessarie per produrre nuovi tipi; anzi, dal maggio 1946 sono state distribuite a tutto spiano a uffici postali e rivenditori per vedere di esaurirle «prima che intervenga un provvedimento che le dichiari fuori corso», in particolare i valori in centesimi o frazionari resi inutili dalle tariffe in vigore dal 1º febbraio 1946, quasi tutte arrotondate alla lira intera. In pratica restano validi solo i tipi non compromessi e quelli che non hanno per il momento alternative.
Tra i primi, i più vecchi sono quelli della serie aerea del 1930, in cui non appaiono fasci di sorta e che ormai da tempo sono distribuiti e impiegati come ordinari, ai quali si aggiungono il 50 centesimi Lupa stampato a Napoli (e che da qualche tempo capita di vedere usato anche in Alta Italia) e i tre francobolli con l’Italia turrita che non esistevano nella serie Imperiale.
Restano in corso anche vari valori che, pur recando lo stemma sabaudo più o meno visibile, non hanno al momento alternative: sono i due francobolli di posta pneumatica da 60 centesimi e 1,40 lire apparsi nell’ottobre 1945 poco dopo la Democratica, i segnatasse con stemma senza fasci, i francobolli doppi per pacchi e i bollettini di spedizione con e senza fasci, le marche di recapito autorizzato, le cartoline postali Italia turrita e democratica e i due biglietti postali appena emessi, oltre alle cartoline aeree soprastampate (di cui semplicemente ci si è dimenticati).
Ma si tratta per la gran parte di valori di scarsa visibilità, usati solo per l’interno o addirittura in ambito locale, che nel caso degli interi postali recano i simboli fascisti cancellati con timbri a cura delle direzioni provinciali prima di essere distribuiti.
Va invece fuori corso, insieme alla vecchia serie Imperiale e ai vari tipi derivati e soprastampati, un francobollo della serie Democratica, quello aereo da 3,20 corrispondente alla soprattassa ridotta riservata agli auguri natalizi, probabilmente perché si è già deciso di sfruttarne le cospicue rimanenze mediante soprastampa.
L’andata fuori corso delle circa 50 carte-valori citate viene fissata al 1º luglio seguente, assicurandone però come sempre il cambio con altri valori in corso – «purché non sciupate né perforate» – per un intero anno, ocratica, quello aereo da 3,20 corrispondente alla soprattassa ridotta riservata agli auguri natalizi, probabilmente perché si è già deciso di sfruttarne le cospicue rimanenze mediante soprastampa.
Ed è chiaramente un periodo ancora di transizione. La serie Democratica, che in realtà è stata programmata quando l’Italia era ancora in guerra e per gran parte emessa nell’ottobre 1945 quando vi era ancora la monarchia, a questa data presenta sette valori con tagli frazionari praticamente inutili (gli unici che servono davvero, da 25 e 50 centesimi, saranno emessi qualche tempo dopo) e uno addirittura fuori corso, quello aereo da 3,20 che ha circolato oltre 8 mesi e mezzo sotto i Savoia e solo una ventina di giorni sotto governo repubblicano.fino al 30 giugno 1947. Ma si trovano regolarmente usate anche durante la prima settimana di luglio poiché la data di invalidazione verrà poi fatta slittare di una decina di giorni, a causa delle difficoltà di comunicazione con alcune Direzioni provinciali. Si dovrebbe quindi fissare al 10 luglio 1946 l’effettivo inizio del periodo repubblicano per le carte-valori postali.
Mentre altri valori emessi in precedenza, alcuni addirittura sedici anni prima, in pieno periodo littorio, sono ancora in libera circolazione, alcuni in attesa di rapida sostituzione, altri fino a tutto il dicembre 1948 (quando andranno fuori corso anche tutti i valori frazionari della Democratica tranne il 50 centesimi) e qualche biglietto postale persino fino al giugno 1960, cioè quando la serie ordinaria in corso è la Siracusana, stampata da tempo su carta con filigrana stelle.
Certo, trovare questi “reduci” della grande piazza pulita del luglio 1946 ancora usati nelle affrancature del 1947 e oltre non è facile; ma non è neppure impossibile, ed è comunque del tutto regolare.